BOLOGNA – La Bologna degli anni ’80 era la culla dell’Università e della cultura, città civile e pulita, muri perfettamente intonacati, senza graffiti o murales che storpiassero la perfetta armonia tra un portico e l’altro, tra un’arcata e un monumento. Oggi, però, la situazione è ben diversa, tanto che il Comune, per venire incontro all’effetto negativo che le zone centrali e degradate possono dare al turista o allo stesso cittadino, ha attuato un’elegante rivalutazione di alcune zone centrali della città. Abbiamo già parlato in un articolo precedente del Parco della Montagnola risistemato dall’attenta mano di Cesare Marretti e dello splendido spazio curato da Kilowatt all’interno dei Giardini Margherita.
Uno spazio che è stato rivalutato con attenta cura è, anche, il Mercato delle Erbe, tra le centralissime Via Morgagni e Via Nazario Sauro, a pochi metri da Via Ugo Bassi. Sia l’interno che l’esterno di questo antico mercato possiamo trovare locali in voga da ormai quasi due anni, mentre il degrado che precedeva questa rivalutazione ha lasciato il posto a tanta divertente e sorridente vita notturna, in uno stile architettonico e sociale che ricorda Parigi e richiama alcuni accenti di Barcellona. Poco prima questa zona, buia e cupa seppur in pieno centro storico, era spesso occupata da migranti irregolari; ora, invece, per necessità civile, sono stati costretti a spostarsi in zone limitrofe, ma comunque centrali. Ciò ha giovato allo splendido ambiente che circonda il Mercato delle Erbe, ma un po’ meno a quelle viuzze che, pur splendide, col tempo hanno subito un triste decadimento, causato da ignoranti graffiti, notturne macchie di urina o altro sotto i portici, nonché liti sanguinose, schiamazzi e sporcizia e resti di siringhe e altri oggetti pericolosi, per adulti e bambini. Per quanto le varie social street (fenomeno tutto bolognese) si sforzino di tenere in ordine i loro spazi, per il bene comune e senza chiedere nulla in cambio né al sindaco né ad altre associazioni politiche, da sole possono fare poco per far tornare Bologna ai suoi antichi splendori o, almeno, a splendori nuovi di fronte ai quali il turista possa nuovamente meravigliarsi, senza spaventarsi di dover camminare in viuzze secondarie che sarebbero romanticissime e costituirebbero un piacevole percorso turistico alternativo se solo non fossero infette dall’ansia della minacciosa ombra dell’ignoranza e delle barbarie.
Luca Occhilupo
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