Il Mudec di Milano apre le proprie porte all’arte anticonvenzionale di Banksy. Lo street artist più famoso al mondo, dall’identità ancora sconosciuta, viene raccontato a tutto tondo per la prima volta in Italia. Un insieme di opere e video permette ai visitatori di entrare nell’ottica del suo pensiero ribelle.
Celebre per essere anticonformista e senza un’identità riconosciuta pubblicamente, Banksy approda a Milano grazie alla mostra A visual protest. The art of Banksy. Dal mese di novembre in corso fino al 19 aprile 2019, il Mudec (Museo delle culture) di Milano espone un percorso artistico-tematico sulle opere del più famoso street artist del mondo. L’esposizione analizza lo stile, le tecniche e il contenuto dei suoi lavori più famosi. Le opere non sono state certamente sottratte alla strada, che è la “grande tela” dell’artista invisibile, ma fanno parte di collezioni private. Gli immancabili lavori urbani vengono ripercorsi, invece, tramite alcuni filmati.
Le idee anticonvenzionali dell’artista emergono dalle sue opere, ma anche dalle sue scelte. Infatti la mostra non è stata autorizzata dallo stesso protagonista, che si dimostra ancora una volta rivoluzionario. L’esposizione mette a nudo le contraddizioni dell’epoca in cui viviamo. Nell’era della completa visibilità, Banksy si distingue per essere diventato famoso proprio grazie al suo anonimato. Ciò che il direttore dell’evento (Gianni Mercurio) vuole che emerga è il senso celato e non scontato del percorso artistico del writer inglese. Ogni lavoro corrisponde ad una precisa provocazione sociale, politica, etica o culturale. Ogni lavoro è una vera e propria protesta visiva.
A visual protest. The art of Banksy mostra una numerosa serie di opere tra dipinti, copertine e vinili, fotografie, video e stampe. I graffiti che lo hanno reso famoso sono contenuti in alcuni filmati, mentre altre pellicole spiegano l’evoluzione della sua arte. Il percorso espositivo comprende varie tematiche attuali: la satira contro la guerra e l’uso delle armi, il consumismo, il potere della strada nella contraddizione delle istituzioni. Non mancano i suoi ratti, che sono l’allegoria dei graffitisti e rappresentano gli emarginati dalla società. Insomma, si tratta di un’immersione a 360° nelle sue trasgressioni visive piene di messaggi.
Sara Tonelli
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