Continua il nostro viaggio alla scoperta delle meraviglie di Caltabellotta. Oggi andiamo alla scoperta del Castello.
Il castello si presenta articolato a varie quote aderenti alla roccia della montagna, ciò ha determinato la sua importanza dall’antichità all’età del vescovato bizantino di Triokola, al regno normanno, agli angioini. Un sistema di corridoi scavati nella roccia, che poi lo trasformò nell’Eremo di San Pellegrino.
La sua posizione elevata e mimetica lo rendeva inespugnabile, lo poneva in un’ottima condizione di controllo del versante marino mediterraneo per una visuale molto vasta. Si snodava a tornanti sul fianco della montagna.
Uno scavo archeologico effettuato agli inizi degli anni ’80 da parte dell’architetto Braida, ha riportato alla luce la base di un corpo aggettante a lato della torre che aveva la funzione di porta.
Dal restauro condotto nel 1984, è emerso che sono stati connessi due diversi momenti costruttivi. Al portale ogivale esterno, corrisponde all’interno una volta a botte a pieno centro che cela modifiche ad un manufatto di epoca precedente. Il corpo della torre presenta un paramento murario a piccoli conci; la scansione dei tre piani è segnata dai fori dei solai, distinta da nicchie e aperture varie.
È denominato “Castello della Regina Sibilla”. La regina che nel 1194 dopo la morte del marito, il Re Tancredi, vi fa rifugiare Guglielmo III, il figlio per proteggerlo da Arrigo VI.
Ormai rimane ben poco della costruzione di origini bizantine, che con tutta probabilità un tempo si presenta inespugnabile: un muro, un portale a doppio arco a profilo ogivale all’esterno e a tutto sesto all’interno e le fondamenta di alcuni vani.
Dal punto di vista architettonico è rimasto poco, rimane molto suggestiva la gradinata incastonata nella roccia.
Secondo il parere di alcuni storici, all’interno del Castello della Regina Sibilla, nel 1270 si tenne uno dei famosi banchetti organizzato da Guido di Dampierre, conte di Fiandra, che sbarcato a Trapani di ritorno dalla Crociata fatta con Re Luigi IX di Francia, volle festeggiare i suoi compagni d’avventura insieme a Re Carlo d’Angiò.
Il Castello viene menzionato anche nel Decamerone di Boccaccio.
Poche sono le vestigia che rimangono della fortezza che era un tempo. Dalla sua vetta un panorama mozzafiato.
Anche per oggi il nostro viaggio in quel di Caltabellotta termina qui, voi continuate a seguirci.
Alla prossima!
Letizia Bilella
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