RIBERA (AG) – Ribera, “Città delle arance” famosa per la sua “Riberella” ormai in tutta Italia, grazie anche a Gianni Morandi che sui social ne declama le straordinarie proprietà, ha tanti piccoli tesori, semi-sconosciuti ai più. Uno di questi è il Museo Etnoantropologico.
Il museo della civiltà contadina, pastorale e artigianale di Ribera, rappresenta un fiore all’occhiello della città. Costituisce la più grande raccolta di reperti e attrezzi di un passato più o meno lontano, i quali ci fanno risalire alle nostre radici economiche e culturali. La realizzazione del museo è da attribuirsi all’associazione culturale Ribera Verde, che ha raccolto e sistemato in ampi locali all’interno della villa comunale oltre 2500 reperti. Il museo raccoglie la più grande varietà di attrezzi ed arnesi utilizzati per secoli dai contadini, dagli artigiani e dai pastori siciliani; una vera miniera di reperti ormai scomparsi. Il museo nasce il 6 maggio del 1989. Gli oggetti esposti provengono da donazioni fatte da famiglie di agricoltori e artigiani.
Ribera nasce come centro agricolo per la fertilità delle sue vallate, un tempo ricoperte da coltivazioni di cereali e perfino da risaie. Notizie in merito si possono trovare in scritti degli storici Navarro e Inglese che fanno riferimento agli agricoltori di Caltabellotta scesi a valle per coltivare e successivamente insediati in maniera stabile nell’odierno quartiere di Sant’Antonio, primo nucleo urbano della cittadina. A partire dalla seconda metà degli anni ’60, grazie anche alla spinta impressa dalla Fiera Marcato per l’agricoltura, l’artigianato e la zootecnia che ha proposto ai lavoratori innovazioni della meccanizzazione agricola e artigianale, gli oggetti della civiltà contadina caddero in disuso. Molti reperti furono abbandonati nelle campagne, altri rimasti a prendere polvere in stalle e solai. Ribera Verde ha raccolto, restaurato ed esposto, nell’interesse della comunità, migliaia di reperti di una civiltà che ha cambiato volto.
Il museo si presenta suddiviso in sezioni: sono esposti aratri in legno e in ferro, selle degli animali, diverse tipologie di zappe e le caratteristiche falci per la mietitura. Si possono ammirare anche pale, bisacce, contenitori di misura, tipici della zona, come quarto, mondello e tumulo; interessante da vedere è un antico marchio comunale in ferro, utilizzato per contrassegnare gli animali e riscuotere la tassa municipale. Vi è anche un tipico carretto siciliano e una serie di contenitori di varia forma e grandezza.
In un’altra sala si può ammirare il comparto artigianale con reperti di arti e mestieri del passato: il banco in legno del falegname con i vari attrezzi e il deschetto del calzolaio con gli arnesi di lavoro. In bella mostra anche gli oggetti che ci riportano alla pastorizia: dal calderone in rame alle fiscelle di vimini, dalle forbici per tosare le pecore ai “campanotti” di latta e di bronzo. Non solo sono esposti oggetti da lavoro della vita contadina, ma anche utensili che richiamano all’ambiente domestico, come piatti di ceramica e teiere in alluminio, “lemme” e “scanatura”. Vi sono anche dei cappotti in panno, delle cerate usate dai contadini, e una bella serie di scarponi di cuoio. Un posto interessante da visitare, sia per adulti che per i piccoli, che possono scoprire strumenti sconosciuti per loro; strumenti che i nostri nonni hanno usato fino a mezzo secolo fa.
Letizia Bilella
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