FIRENZE ‒ L’appuntamento è per le 15 di oggi pomeriggio, martedì 11 aprile, nella Sala d’Arme a Palazzo Vecchio. Rigenerazione urbana a base culturale. Sfide, opportunità, criticità, questo il titolo del workshop che si propone come momento di confronto sulle opportunità di recuperare immobili dismessi e realizzare sul territorio valorizzazioni immobiliari-culturali capaci di generare valore, reddito, occupazione.
Organizzato dal Comune di Firenze con il patrocinio di Città Metropolitana, Regione Toscana, Ance Toscana, Federculture, Anci Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Istituto nazionale di urbanistica, Ordine Architetti di Firenze e Confindustria Toscana, «Il workshop metterà per la prima volta attorno a uno stesso tavolo tutti i soggetti in grado, per competenze specifiche, di sviluppare progetti innovativi e metodologie d’intervento per il recupero dei grandi contenitori dismessi in città mettendo al centro dei progetti la cultura come elemento trainante della rigenerazione urbana» spiega il presidente della commissiFirenone urbanistica Leonardo Bieber cui è affidata l’introduzione. L’intervento del sindaco Dario Nardella, invece, è previsto alle 17.
«Sant’Orsola, le ex caserme Lupi di Toscana e Mameli, Manifattura Tabacchi, ex Meccanotessile, ex deposito Ataf di viale dei Mille, solo per citare gli esempi con maggiori potenzialità. Su tutti questi grandi immobili della nostra città oggi dismessi, la rigenerazione urbana a base culturale è non solo possibile, ma portatrice di grandi opportunità, a patto di riuscire ad individuare progetti non solo tecnicamente realizzabili, ma anche sostenibili economicamente nel lungo termine. Un’occasione per ripensare e integrare gli spazi vuoti con il tessuto sociale della città. L’esempio guida a Firenze, in questo senso, è senza dubbio Le Murate» aggiunge il presidente Bieber.
Tanti i temi sul tappeto: dalla tutela e valorizzazione degli spazi culturali, ai possibili modelli di intervento e recupero urbanistico, fino al tema cruciale della collaborazione fra pubblico e privato, per realizzare non semplici operazioni immobiliari, ma una vera rigenerazione del tessuto urbano. E questo anche grazie a una figura nuova, quella del developer culturale, operatore evoluto per realizzare nuovi modelli di gestione.
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