Fra le innumerevoli chiese saccensi di cui vi abbiamo raccontato, spicca la Chiesa di Santa Caterina.
È la terza chiesa dedicata alla santa: si ritiene che la più antica sia stata fondata nel 1109 dalla Contessa Giulietta, come attesta l’iscrizione sopra la porta d’ingresso.
La prima chiesetta si trovava nei pressi della Porta San Pietro, dove c’era la loggetta del monastero omonimo; essendo cadente. La chiesa fu restaurata nel 1393 grazie a un legato del nobile catalano Antonio Pardo. Nel 1403 vi fu annesso un monastero benedettino, restaurato ed ampliato più volte che inglobò anche la prima chiesetta.
La seconda chiesa si fa risalire al 1520, quando fu costruita ex novo in sostituzione di quella inglobata nel monastero; in questo edificio alcune cappelle furono costruite dalle famiglie Garro e Tagliavia: don Mario Tagliavia, che ne ebbe il patronato, vi aprì una porta comunicante con il suo attiguo palazzo; fra le casate che vi ebbero diritto di sepoltura vi furono gli Aidone e i Ferraro. Nel 1722 venne rifatto il Cappellone e nel 1726 la badessa, donna Domenica Formusa, la fece ornare di stucchi.
La terza chiesa è l’ampliamento della seconda e s fa coincidere con l’attuale edificio. I lavori, effettuati fra il 1796 e il 1825 andarono a rilento; la chiesa rimase rustica: le rifiniture disegnate da Salvatore Gravanti furono fatte eseguire nel 1838/39 dalla badessa Rosalia Triolo, come attesta l’iscrizione all’interno della chiesa.
L’interno si presenta a una sola navata e gli stucchi sono stati progettati dall’architetto Salvatore Gravanti; sull’altare maggiore è posta una pregevole statua lignea dorata di Santa Caterina. Vi si possono ammirare anche due statue marmoree quattrocentesche di San Benedetto e di Santa Scolastica, poste nelle nicchie laterali al presbiterio; dei due stemmi nobiliari della base, uno si potrebbe far risalire alla famiglia Aidone.
Sopra un altare è posto un Crocifisso in cartapesta.
Il prospetto è delimitato da due cantonali in pietra locale dorata ed è movimentato da un alto portale col timpano ricurvo, sormontato da un balcone poggiante su mensole. La parte alta della facciata è coronata da un loggiato barocco che ospita il campanile.
Il monastero fu uno dei più ricchi della città per via dei numerosi legati testamentari lasciati da varie famiglie nobili.
Un altro tassello che va a comporre un puzzle di bellezza.
Letizia Bilella
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Letizia, perito commerciale, studia Beni Archivistici e Librari. Insomma, una donna agli antipodi. Ama i libri sia come contenitore, sia per il contenuto. Dal 2010 collabora con un settimanale della sua provincia (AG) e con varie testate giornalistiche della sua zona, occupandosi di cultura, spettacolo e in alcuni casi anche di politica locale. Nel suo comune (Burgio) fa la guida turistica e collabora anche attivamente con l’Amministrazione Comunale nell’organizzazione di eventi. Ama tutto quello che è arte e dunque ama scrivere. Il suo primo romanzo è in correzione presso un editore: incrociamo le dita.