Non a caso definita “la perla del Mediterraneo”, Isola Bella è una delle riserve naturali più belle della Sicilia e dell’Italia. Collegata alla terraferma da una sottile striscia di sabbia, sassolini e pietre, offre ai visitatori acque cristalline, nonché uno scenario unico e un panorama mozzafiato.
Non è difficile immaginare, dunque, il perché questo luogo situato ai piedi dello splendido borgo di Taormina, attiri centinaia e centinaia di turisti da ogni parte del mondo. Tuttavia, questo “eccesso” di turismo potrebbe non avere assolutamente risvolti positivi (come si potrebbe banalmente pensare), tanto da diventare una vera e propria piaga per il territorio che lo accoglie.
Sempre più spesso, infatti, mete turistiche come questa soffrono per l’overtourism, il sovraffollamento turistico. Questo tipo di turismo di massa causa inquinamento, devastazione della natura e disagio delle popolazioni locali.
Quando si parla di mete turistiche naturali come riserve, oasi, spiagge, parchi e montagne, è fondamentale che il turismo rispetti l’ambiente naturale, inclusi flora, fauna e microclima. Invece, quando la destinazione è una città, il turismo deve principalmente rispettare i residenti, così come la cultura locale, i siti archeologici e i punti d’interesse. Se tutto ciò non accade, il turismo diventa insostenibile per il luogo, per la natura e per le persone che vi abitano.
I dati pubblicati dall’Organizzazione mondiale del turismo parlano chiaro: anche in Italia abbiamo esempi di come il turismo di massa danneggi la natura e i residenti delle città, alcune letteralmente invase dai viaggiatori. Venezia, ad esempio, visitata da circa 20 milioni di persone l’anno, si è guadagnata il titolo di capitale dell’overtourism.
Ma come bisogna fronteggiare queste vere e proprie “invasioni di turisti” che, a lungo andare, non porteranno a nulla di buono?
Nel caso di Venezia, per esempio, l’amministrazione locale ha infatti deciso di mettere in atto la gestione “attiva” dei flussi turistici. A partire dal 1° giugno 2022 prenderà ufficialmente il via il progetto di creare dei varchi di accesso alla città, dei veri e propri tornelli di ingresso, per limitare il numero di turisti giornalieri che potranno accedere.
Una scelta già sperimentata in passato per far fronte alla grande massa di turisti che ogni anno si riversano in laguna e che sono tornati ad arrivare dopo i blocchi imposti dalla pandemia Covid-19.
La tassa di sbarco per entrare a Venezia varierà da 3 fino a 10 euro a persona e a seconda dei giorni. Potrà essere pagata in anticipo con carte di credito, Paypal, ma anche bonifico. L’importo varierà a seconda del giorno di ingresso, con un sistema a bollini colorati: le giornate più affollate, così dette da bollino nero, come weekend e giorni di eventi speciali (come l’iconico Carnevale veneziano) costeranno di più.
Seguendo le orme del modello veneziano, l’introduzione di un ticket d’ingresso a Isola Bella aiuterebbe, senz’altro, ad arginare la folla estiva che si riversa sulla spiaggia. Se ne parla ormai da anni e la questione è tornata prepotentemente d’attualità anche nell’anno appena trascorso. Da una parte si evidenzia la fragilità ambientale di un luogo da difendere e da tutelare, ma dall’altra parte ci sono gli operatori economici e turistici che, temendo la perdita d’ingenti guadagni ed esasperati dai disagi causati dalla pandemia da Covid-19, bocciano l’idea del ticket senza pensarci due volte.
Ma la questione della tutela dell’ecosistema di questo luogo meraviglioso merita una riflessione seria e approfondita. Sarebbe opportuno affrontare il caso prima dell’estate, non il 30 agosto e a danno fatto. Urge mettere da parte i pareri discordanti e le esigenze egoistiche, discutere e valutare i vari aspetti ed arrivare ad una conclusione. Una conclusione che non danneggi l’economia locale, ma soprattutto la riserva.
Bisogna porre un freno al turismo che maltratta Isola Bella (e non solo) e che la depreda, facendone liberamente ciò che vuole, nella maniera più indisturbata.
Perché ogni piccola porzione di bellezza sulla terra, merita di essere valorizzata, protetta e rispettata.
Miriana Platania
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Miriana Platania nasce a Catania, nell’aprile del 2000. Dopo aver conseguito il diploma all’istituto tecnico De Felice Giuffrida-Olivetti, decide di iscriversi al corso di laurea in Scienze e Lingue per la comunicazione internazionale, spinta dal forte desiderio di diventare, un giorno, una giornalista con la “G” maiuscola. Sin da bambina si definisce una vera e propria mangiatrice di libri, amante della scrittura, che considera un potentissimo strumento e uditrice della realtà che, in tutte le sue sfaccettature, la circonda.
Intraprendente, determinata (a volte testarda) e curiosa sono le tre caratteristiche che più le si addicono. Adora viaggiare, scoprire e conoscere nuovi angoli del mondo e lasciarsi attraverso da questo. Di fatti, l’interesse per le lingue straniere non ha fatto altro che accrescere questa passione. Ama la fotografia, tanto che spesso e volentieri le capita di fermarsi improvvisamente, che si trovi in auto oppure a piedi, soltanto per immortalare la bellezza delle sfumature del cielo. Grande amante degli animali, della natura, dei paesaggi più vari e in particolar modo del mare, il luogo di cui non riuscirebbe mai a fare a meno.
Si definisce 100% sicula, proprio perché fortemente legata alle proprie origini e perdutamente innamorata della propria terra, l’isola più bella al mondo. Ultima, ma non meno importante, la sua totale adorazione per la pizza, per lo street food siculo e per il buon vino.