Il Convento e la Chiesa di San Domenico di Sciacca (Agrigento) si devono alla volontà dello storico domenicano saccense Tommaso Fazello, che li edificò fra il 1534 e il 1538, vincendo le resistenze dei Padri Carmelitani, che non gradivano la presenza di un convento così vicino al loro.
La chiesa si presentava piccola e contava soltanto 6 cappelle, date in patronato alle famiglie nobili della città. Successivamente i figli del nobile Antonio Medici, fecero costruire il Cappellone, ultimato da Caterina dei Medici nel 1582, che ottenne il titolo di fondatrice e dotatrice. Nel 1590 Giacomo Tagliavia fondava, adiacente alla chiesa, una cappella gentilizia dove veniva intronata l’immagine di Sant’Agata.
Solo al 1791 si fa risalire l’attuale pianta a navata unica, classico esempio di chiesa di predicazione a sala dei frati Domenicani. Alle preesistenti 6 cappelle, si aggiunsero quelle del SS. Crocifisso, dell’Assunzione di Maria e dei SS. Crispino e CRispiniano: esse rispecchiano la fantasia del barocco e ospitano tele che raccontano, in un ciclo pittorico, il compito dei domenicani di fermare e combattere le eresie, riconducendo alla purezza la fede cristiana. A destra si possono ammirare le tele raffiguranti San Tommaso d’Aquino, San Giacinto e San Domenico e la statua del SS. Crocifisso. A Sinistra Giuseppe Tresca raffigurò, nel 1784 i SS. Crispino e Crispiniano.
Seguono l’Assunzione della Vergine, e le statue del Sacro Cuore e di San Giovanni Ferreri. Sull’altare maggiore si venera la Madonna del Rosario. Di pregio sono i sarcofagi di marmo del XVI secolo appartenuti alla Baronessa Caterina Medici e a Giacomo Tagliavia. Durante i lavori di restauro del 1993, indagini termografiche hanno permesso di scoprire, a sinistra del vestibolo, un antico portale 500esco in pietra bianca e, a destra, un altare incassato in una nicchia; sono venute anche alla luce delle formelle che si fanno risalire alla seconda metà del XVI secolo, in cui sono descritti i miracoli di San Domenico.
Le formelle vengono attribuite al pittore toscano Francesco Lanzirotto e alla prima decade del 500: nel 1° riquadro dall’alto è raffigurata la guarigione di alcuni bambini; nel 2° la punizione per una burla architettata da alcuni fabbri, che avevano fatto imbizzarrire con ferri roventi l’asino del Santo; nel 3° è operato un atto di esorcismo nei confronti della donna inginocchiata; nel 4° si ha la guarigione di un bambino ustionato.
Il prospetto della chiesa si presenta semplice e severo, il tetto è a capanna, delimitato da una cornice aggettante che accentua la compattezza delle superfici. Sulla parete laterale è ricavata un’edicola votiva di gusto rinascimentale con cornice ornata di testine di angeli dedicata alla Madonna del Rosario. I bassorilievi e le modanature sono simili a quelli della coeva Porta del Salvatore (altra tappa da scoprire).
Sopra l’edicola sono collocati lo stemma della famiglia Medici e una lapide, datata 1582, fatta eseguire in onore del padre di Cesare e Michele dei Medici. Questa è un’altra tappa del nostro viaggio, una tappa molto suggestiva perché la chiesa si affaccia sulla piazza principale della città da dove si ammira un panorama mozzafiato. Non vi resta che continuare a seguirci, per scoprire tante altre meraviglie.
Letizia Bilella
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