La Chiesa del Carmine –altra tappa del nostro viaggio- è una delle più antiche della città, il suo primo nucleo fu la Chiesa del Salvatore, fondata nel 1089 dal Conte Ruggero quando edificò il Castello Vecchio e restaurò le antiche mura. Essa costituì il limite di espansione del cosiddetto Borgo di Mezzo: soltanto nel 1335 fu inclusa nelle nuove mura fatte edificare da Federico III d’Aragona.
La chiesa fu rifatta, ampliata e riaperta al culto nel 1579: fu allora che venne costruito il Cappellone e il soffitto in legno. Un terzo intervento edificatorio avvenne nel 1817 quando Francesco Sussino di Palazzo Adriano eseguì gli stucchi, lasciando però il prospetto rustico. La pianta della chiesa ricalca l’impianto romanico: a tre navate, con transetto a croce latina, e all’incrocio dei due bracci si eleva una grande cupola emisferica, decorata con bellissimi stucchi a rosetta. Due file di colonne suddividono lo spazio in tre navate, di cui la principale ha la volta a botte. All’inizio della navata centrale è posta una grande croce di legno del ‘700, la cui parte posteriore è finemente dipinta con la Resurrezione di Cristo e con San Michele Arcangelo. Sul lato interno dell’ingresso è collocata una grande tela del palermitano Vincenzo Manno, dipinta nel 1814 e raffigurante la Trasfigurazione di Cristo. La navata di destra inizia col sarcofago di Gilberto Perollo, marito di Giulietta Normanna; esso si presenta senza particolari elementi architettonici e la stessa iscrizione è tracciata rozzamente sull’intonaco, bellissimo è il bassorilievo marmoreo che lo sovrasta: vi è raffigurato un nobile cavaliere stretto nella sua armatura, sdraiato su un fianco; con una mano stringe la spada, mentre con l’altra sorregge la testa poggiata sul guanciale; ai piedi è scolpito uno stemma nobiliare.
Sugli altari sono raffigurati dei monaci carmelitani: il primo è il Beato Franco che riceve la luce della Grazia, nel 1664 Michele Blasco raffigurò Sant’Angelo, con il cuore trafitto da una spada e con un angelo che gli reca una corona bianca e una rossa. Altre due tele raffigurano: la prima l’Annunciazione della Vergine Maria e la seconda la Sacra Famiglia. All’altezza del transetto c’è un altare con sculture in bassorilievo in cemento dorato sopra cui è collocato un Crocifisso con ai lati le statue della Madonna Addolorata e di San Giovanni Evangelista. In fondo alla navata è posta la grande tavola del Transito della Vergine, dipinta nel 1572 da Gianpaolo Fonduli da Cremona. Sull’ambone di destra si conserva un antico fonte battesimale in marmo, recante lo stemma dei Lucchesi-Palli.
L’altare maggiore è dedicato alla Madonna del Monte Carmelo, con Gesù in braccio, in atto di consegnare a San Simone Stock lo scapolare dell’ordine carmelitano. L’altare non è in marmo, come può sembrare, ma in vetro finemente dipinto a imitazione di marmi pregiati e presenta delle colonne in legno finemente dorato, intagliate e intarsiate a foglie rampicanti. L’ultima cappella è rivestita in ceramica e reca al centro il Fonte Battesimale.
La facciata in stile neoclassico si fa risalire al 1817, il fatto che sia rimasta incompleta ci permette di scorgere le tracce dell’antica Chiesa del Salvatore, con i conci bianchi e il tetto a capanna. Contrastante con lo stile del prospetto, invece, il bellissimo rosone gotico,che nulla ha da spartire sia con la prima che con la seconda chiesa: esso si presenta asimmetrico col prospetto ed è inserito al centro della vecchia chiesa.
Splendida è la cupola che poggia su un tamburo cilindrico, rivestita in piastrelle di ceramica a scaglia, sovrapposte a colori alternati bianco e verde. Anche questa tappa del nostro viaggio si conclude qui, alla prossima.
Letizia Bilella
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