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Alla scoperta dell’Itinerarium Rosaliae
04 Novembre 2018
TravelPalermoCittà

Alla scoperta dell’Itinerarium Rosaliae

Home » Business » Travel » Alla scoperta dell’Itinerarium Rosaliae

eremo quisquina - Santa RosaliaOrmai sembra aver saldamente preso piede la moda di un turismo alla scoperta della natura, del trekking e dei “cammini” sulle orme della spiritualità, e noi vogliamo appunto presentarvene uno: l’Itinerarium Rosaliae, un cammino che ripercorre la strada che la “Santuzza” di Palermo attraversò quando lasciò la città per rifugiarsi nella grotta della Quisquina, e che appunto collega i due principali luoghi dove la santa visse realmente: il Santuario di Monte Pellegrino e l’Eremo di Santo Stefano Quisquina.

L’Itinerarium si snoda per circa 178 chilometri, un cammino a metà tra il pellegrinaggio e il trekking che si ispira molto all’ormai noto Cammino di Santiago de Compostela e si snoda per sentieri, trazzere regie, mulattiere e strade ferrate dismesse, attraversando le provincie di Palermo e di Agrigento, attraverso il Parco dei monti Sicani e le riserve naturali. Nove tappe dell’itinerario che variano dai 10 ai 26 chilometri e toccano centri quali: Monreale, Piana degli Albanesi, Ficuzza, Campofiorito, Chiusa Sclafani, Burgio, Palazzo Adriano, Santo Stefano Quisquina e l’Eremo di Santa Rosalia.

La prima tappa è Monte Pellegrino, “il promontorio più bello del mondo” – come lo definì Goethe. In una delle tante grotte che ospita il monte, trascorse gli ultimi anni della sua vita e morì Santa Rosalia. Il 1624 è l’anno in cui le ossa furono ritrovate e portate in processione a Palermo, liberando la città dalla peste.

La seconda tappa, invece, è la meravigliosa cittadina normanna di Monreale; un autentico scrigno d’arte a cielo aperto, famosa in tutto il mondo per il Duomo, capolavoro dell’arte arabo-normanna, dedicato a Santa Maria La Nova, fatto costruire da Re Guglielmo II d’Altavilla, tra il 1172 e il 1174. Grandioso il Cristo Pantocratore che benedice alla bizantina e il chiostro del Convento dei Benedettini.

La terza tappa del cammino ci condurrà a Piana degli Albanesi, cittadina incorniciata da quattro imponenti montagne – Pizzuta, Kumeta, Maganoce e Xeravulli – e dalla riserva naturale orientata a Serre della Pizzuta. Ha un patrimonio artistico fortemente legato alla cultura barocca e a quella bizantina. Fu fondata nel 1488 col nome di Hora da un gruppo di esuli albanesi, in fuga dalla patria in seguito all’avanzata turca e presto ottenne dal sovrano di Spagna, Giovanni II, il permesso di conservare il proprio culto greco, così come la lingua, i costumi e le tradizioni.

La quarta tappa ci farà immergere nell’incanto fiabesco di una fitta vegetazione dove sorge il piccolo borgo di Ficuzza, un gruppetto di case all’ombra del Palazzo Reale, dimora di Re Ferdinando IV di Borbone, nello specifico sua riserva di caccia. Il sovrano era solito sistemarsi su di uno scranno scavato nella roccia, con lo schioppo nelle mani, e sparare a tutti gli animali che gli capitavano a tiro.

Continuiamo il nostro cammino in direzione Campofiorito, le cui origini vanno ricercate nelle zone archeologiche di Monte Castellaccio e di Conteranieri. Questa quinta tappa ci permette di visitare un paese situato presso una collina denominata “Del Calvario”; la sua fondazione come borgo è dovuta a Stefano Reggio, il quale ottenne il privilegio di essere nominato primo principe di Campofiorito. Dal punto di vista turistico offre la possibilità di ammirare stupende chiese ottocentesche.

A 658 metri dal livello del mare sorge Chiusa Sclafani, la sesta tappa del nostro itinerario, al margine sud-occidentale dei monti Sicani, su un pendio circoscritto dalla “Serra dell’Olmo Morto”. Un territorio delimitato dal fiume Sosio, che scorre tra profonde gole boscose, per aprirsi oltre lo stretto di Chiusa e il Castello Gristia, verso la pianura di San Carlo (sua piccola frazione).

La settima tappa ci porta a Burgio, antico borgo medievale con al suo interno oltre mille motivi per essere visitato, dalla Chiesa della Misericordia che risale al 1175, al Museo delle Mummie passando per il Museo della Ceramica all’interno dell’antico convento dei Padri riformati.

Continuiamo il nostro cammino, la nostra ottava tappa ci porta a Palazzo Adriano, piccolo paesino medievale nel cuore della provincia palermitana, ai confini con quella di Agrigento. Il paesino è abitato da due diversi gruppi etnici: i Latini che seguono rito romano, e i Greci-Albanesi che seguono rito bizantino. Palazzo Adriano è stata la location del film del premio Oscar Giuseppe Tornatore, Nuovo Cinema Paradiso. Dal punto di vista monumentale si possono visitare la Chiesa della Madonna del Lume (di rito latino), la Chiesa di Maria SS. Assunta (di rito greco-bizantino), entrambe del XVIII secolo.

Il nostro Itinerarium Rosaliae volge alla conclusione con l’ultima tappa, la nona appunto, Santo Stefano Quisquina, cittadina incorniciata dai monti Sicani. Un luogo ideale per staccare la spina e trascorrere qualche giorno di relax, ammirando le bellezze artistiche come la Chiesa Madre risalente al XIV secolo, e il suggestivo Teatro Andromeda, opera di Lorenzo Reina. Sul Monte Quisquina sorge l’imponente Eremo della Quisquina, eretto in onore di Santa Rosalia. 

La storia dell’eremo si fa risalire al 1624, pochi giorni dopo la scoperta dei resti della Santa nella grotta del Monte Pellegrino, fu trovata l’altra grotta nel secolare bosco della Quisquina, nelle cui vicinanze fu costruita una cappella. All’ingresso della grotta, un’iscrizione in latino arcaico, attribuita alla stessa Rosalia: «Io Rosalia Sinibaldi, figlia delle Rose del Signore, per amore del mio signore Gesù Cristo, ho deciso di abitare in questa grotta». La santa abitò nella grotta dal 1150 al 1162: non bisogna però credere che visse in assoluta solitudine, ma essendo la grotta nelle vicinanze di un convento di monaci Basiliani, aveva la possibilità di dedicarsi alla preghiera e seguire le funzioni liturgiche.

Un itinerario all’insegna della spiritualità, sulle orme di Rosalia – la “Santuzza” – che la Sicilia venera. Patrona della città di Palermo, annovera milioni di pellegrini che si recano ogni anno a Monte Pellegrino. Un cammino, questo, alla scoperta di meravigliosi posti, magari non tutti descritti nelle maggiori guide turistiche che riguardano le bellezze dell’isola, ma che meritano di essere conosciute. Una forma di turismo nuova, una formula vincente che si rivela anche un cammino intimistico.

Letizia Bilella

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