L’Emilia-Romagna registra risultati in avvicinamento al pre-prendemia in molti degli indicatori del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes).
L’Istat ha presentato la decima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes). Uno studio che si basa sull’analisi di diversi ‘aspetti’ del benessere: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi. Sono, queste, le sezioni in cui è diviso questo rapporto che conta circa 132 indicatori la metà dei quali aggiornata al 2022.
In molti di questi, l’Emilia-Romagna si colloca al vertice rispetto alla media italiana e rispetto a regioni quali Veneto, Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige.
“Riteniamo che la fotografia scattata dall’Istat sia la cartina di tornasole dell’efficacia delle politiche regionali in un mercato del lavoro che è praticamente tornato a livelli pre-pandemia: da quelle su occupazione e formazione, soprattutto sulle nuove professioni, fino alle politiche industriali e di sostegno alle imprese che assumono, investono su innovazione e internazionalizzazione– sottolineano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Lavoro e formazione, Vincenzo Colla nel comunicato della Regione Emilia-Romagna-. Abbiamo scelto la coesione sociale e il rafforzamento del tessuto economico e dei saperi, attraverso misure inserite in una visione strategica e unitaria della programmazione dei Fondi europei, nazionali e regionali, che ha come riferimento il Patto per il Lavoro e per il Clima siglato con tutte le parti sociali e obiettivi condivisi: crescita sostenibile, lavoro di qualità, la lotta alle disuguaglianze sociali, territoriali e di genere. E c’è una consapevolezza comune: taglio della precarietà e maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro sono i traguardi che vogliamo raggiungere insieme all’intero sistema regionale”.
Il tasso di occupazione nella popolazione tra i 20 e i 64 anni sale al 74,8%, 10 punti superiore alla media nazionale. Contemporaneamente, diminuisce per il terzo anno consecutivo la disoccupazione che arriva al 5%.
Per quanto riguarda le differenze di genere in ambito lavorativo. Un dato significato è quello dell’occupazione femminile che arriva all’82% nelle donne tra i 25 e i 49 considerando sia quelle con che quelle senza figli.
Considerando la popolazione giovanile complessiva, in regione la quota di laureati è stimata nel 2022 al 33,2% (rispetto al 33,6% del 2021). Dato che la colloca al secondo posto tra le regioni italiane, dopo il Lazio. Questa differenza permane anche nel caso di persone con almeno il diploma fra 25-64 anni, che rappresentano il 68,1% delle persone di quella classe di età. In questo indicatore l’Emilia-Romagna si posiziona sopra la media italiana, quella del nord e di Veneto e Lombardia. Prosegue la riduzione della dispersione scolastica tra i più giovani e diminuisce l’incidenza dei giovani Neet (12,2% nel 2022).
Giulia Bergami
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Nata nel 1996 a Bologna, Giulia Bergami ha una missione nella vita: raccontare il mondo che la circonda.Laureata nel 2018 in Scienze della Comunicazione a Bologna, prosegue i suoi studi conseguendo nel 2020 il titolo magistrale nella facoltà di Management e Comunicazione d’Impresa di Modena e Reggio Emilia con una tesi sperimentale sulla CSR e la Responsabilità Sociale d’impresa nell’industria farmaceutica. Da quasi 5 anni collabora con alcune testate giornalistiche del territorio per raccontare le persone di Bologna, le loro vite, i successi e le sfide quotidiane, meglio ancora se giovani, intraprendenti e con la voglia di “spaccare il mondo”. Al contempo, lavora nella Comunicazione d’Impresa e delle Media Relations in ambito salute. Sia per supportare il lavoro delle associazioni pazienti sia a fianco di aziende e altre realtà del settore. Forse non sarà l’Oriana Fallaci 2.0 del futuro, ma intanto è così “famosa” da avere una biografia su internet. Prossimo passo? Una pagina di Wikipedia interamente dedicata a lei.