Venerdì 26 novembre Lush ha abbandonato i social network. È questa la scelta del colosso britannico, annunciata un paio di giorni fa.
Lush è un’azienda di cosmetica fondata da Mark Constantine nel 1998. Già nei primi decenni del 2000 essa ha iniziato a spopolare – soprattutto tra i giovani – con i suoi prodotti da bagno, specialmente le sue iconiche bath bombs. A questo grande successo hanno dato il loro prezioso contributo proprio i social che, adesso, Lush ha coraggiosamente deciso di abbandonare.
Il definitivo abbandono dei social network – già tentato nel 2019 ma poi sfumato in seguito alla crisi pandemica – è stato annunciato qualche giorno fa con un simbolico post sul profilo Instagram Lush UK: “Stop scrolling, be somewhere else”. Si tratta di un invito ai clienti ad uscire dalla logica frenetica e d’assuefazione dei social ed “essere altrove”, tornare alla realtà, che sia in una vasca da bagno con un bel libro in mano o uscire a prendere un po’ d’aria fresca.
Si tratta senza dubbio di una scelta (seppur controversa) etica e coerente con la mission aziendale. L’azienda nasce nel 1998 con un’etica e dei valori già ben radicati: oltre a produrre beni con ingredienti naturali e cruelty-free, si è sempre posta come principale obiettivo quello di assicurare il benessere dei suoi consumatori.
Ed è proprio per proteggere tale idea di benessere che decide di tirarsi fuori dai social, che si sono trasformati in ambienti dannosi per la sicurezza e per la salute mentale dei propri utenti, soprattutto i teenager, principale target dell’azienda. Basta pensare a tutti i problemi legati alla body image, le fake news e alla privacy degli utenti, problemi tanto gravi quanto sottovalutati e minimizzati.
Lush ha a cuore queste problematiche e prende duramente posizione contro di esse, sperando così di riuscire a sensibilizzare e stimolare un’azione concreta a riguardo. Constantine, il CEO del brand: «Da inventore delle bath bombs, il mio intento è quello di creare prodotti che aiutino le persone a staccare la spina, rilassarsi, e prendersi cura di sé. I social media sono diventati l’antitesi di questo obiettivo, con algoritmi creati per tenere le persone attaccate agli schermi scrollando, impedendogli di rilassarsi»
Ogni scelta ha le sue conseguenze, in questo caso molto dure. Lush contava oltre 573mila followers su Instagram e 423mila su Facebook, tutti andati persi. I numeri sono allarmanti non solo per quanto riguarda i followers, ma anche i guadagni: si parla già di una perdita di oltre 10 milioni. Mark Constantine, CEO di Lush, afferma che si tratta del “giusto prezzo da pagare” per il benessere dei propri consumatori.
Questa scelta ha ovviamente suscitato molte perplessità, e il dibattito è tutt’ora aperto. In un’era digitale, dove tutti sono always on e i social network si configurano come un mezzo imprescindibile per le aziende, è davvero possibile tirarsene fuori?
Facebook e Instagram sono ormai parte integrante della quotidianità di tutti, soprattutto dei teenager che Lush ha tanto a cuore. Tirarsene fuori vuol dire, inevitabilmente, tirarsi fuori anche dalla loro quotidianità, e questa è una realtà con cui Lush dovrà fare i conti.
Il CEO Constantine si dichiara pronto ad affrontare le conseguenze di questa crisi “auto-indotta”. Così come l’azienda ha sopportato le gravi perdite dovute al periodo di pandemia, secondo lui, riuscirà a far fronte anche a questo.
Nella sua anti-social media policy, Lush dichiara di avere intenzione di mantenere i contatti con i clienti nel modo più diretto possibile, senza mediazioni di terzi, soprattutto se si tratta di piattaforme che mettono in pericolo la sicurezza degli stessi.
Tuttavia, rimangono attivi i profili social su Youtube e Twitter (considerati meno dannosi in quanto consultati saltuariamente) e non si esclude la possibilità di utilizzare, in futuro, nuove piattaforme con regole più stringenti riguardo la sicurezza degli utenti.
Si tratta senza dubbio di una scelta “impopolare” ed estremamente rischiosa in un mondo dominato dal digitale, ma, d’altro canto, la filosofia del fondatore è chiara: «Non abbiate paura di osare, cambiare, sfidare le regole del gioco. Non fatevi abbattere dalle difficoltà perché su un fallimento si può anche costruire un successo» (ilsole24ore)
Alice Maria Reale
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.