Da qualche anno si parla sempre più spesso di Blockchain, ma il reale utilizzo sta emergendo in maniera più chiara solo dal 2009 quando Satoshi Nakamoto ha lanciato il Bitcoin utilizzando proprio questo tipo di database a catena di blocchi. Da quel momento la blockchain, o meglio la sua utilità, ha cominciato ad essere più chiara nelle menti degli utenti che hanno cercato possibili applicazioni nella vita reale.
Le caratteristiche di decentralizzazione, trasparenza, sicurezza e immutabilità sono i punti cardine della tecnologia blockchain, che lavora con blocchi contenenti informazioni concatenati tra loro da codici crittografati. Se viene cambiato il contenuto di un blocco verrà automaticamente cambiato il codice che lo collega al blocco successivo e questo non sarà più in grado di riconoscere il collegamento creando, di conseguenza, un errore nella catena. Questo meccanismo, come spiega una guida sulla tecnologia blockchain, rende pressoché impossibile la falsificazione dei dati presenti nelle stesse. Inoltre, la blockchain è scaricata su tutti i computer di tutti gli utenti che hanno inserito dati in essa e quindi anche riuscendo a criptare nuovamente i collegamenti dei blocchi, bisognerebbe salvarli su tutti i computer nei quali è salvata la blockchain. Praticamente impossibile.
Il Parlamento Europeo è intervenuto in materia di blockchain in data 03 ottobre 2018 approvando la Risoluzione sulle tecnologie di registro distribuito (il testo integrale della risoluzione) per creare fiducia attraverso la disintermediazione. In tale risoluzione ha evidenziato alcuni aspetti fondamentali dell’utilizzo del loro utilizzo nell’ambito dell’università piuttosto che nell’ambito del diritto d’autore.
Esistono al giorno d’oggi diverse blockchain come quella di Ibm, basata su cloud, che riguarda la filiera alimentare e si chiama Food Trust Blockchain Network. Questa mette a disposizione gli strumenti necessari per rendere la filiera più sicura tramite il meccanismo di creazione di blocchi condivisi e immutabili sulla tracciabilità dei prodotti in tempo reale. Ce ne sono vari come BitIQ.
Si tratta di una rivoluzione senza precedenti. Il consumatore potrà seguire la catena di produzione di ogni singolo prodotto con la certezza che tutti i dati sono autentici in quanto crittografati e condivisi da centinaia di migliaia di database.
Dopo mesi di test, il network di Ibm è operativo colossi come la francese Carrefour, le cooperativae americane Topco Associates e Wakefern e fornitori come BeefChain, Dennick Fruit Source e Smithfield. Walmart, la multinazionale statunitense, fondata da Sam Walton nel 1962, che conta 11.718 negozi e club in 28 paesi, ha aderito a questo network ed ha dichiarato che a breve chiederà a tutti i propri fornitori di verdura a foglia di caricare tutti i dati di produzione sulla Food Trust Blockchain Network.
Carrefour Italia è la prima GDO in Italia ad utilizzare le Food Trust Blockchain Network per tracciare i propri prodotti. In particolare, il pollo Filiera Qualità Carrefour Italia è dotato di un QR Code sull’etichetta che permette al consumatore di risalire istantaneamente a tutti i passaggi della produzione. Ed a brevissimo verranno inseriti i QR Code per le informazioni sulla filiera anche per arance e limoni, latte, uova, formaggio, pomodori e carni con grande soddisfazione del segretario generale della società, Laurent Vallée, che ha sottolineato come, grazie a Food Trust Blockchain Network, il cibo può essere identificato in pochi secondi creando notevoli vantaggi per tutto il comparto.
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