Nel 1986 la Commissione internazionale per la caccia alle balene vieta con un decreto tale attività condotta a scopi commerciali. Da allora i Paesi Scandinavi e il Giappone hanno continuato a violare la moratoria internazionale sancita a riguardo, praticando illegalmente la caccia alle balene, giustificandola come parte integrante della propria cultura e tradizione.
Le Isole Faroe, nel Nord dell’Atlantico, sono uno dei Paesi da sempre consumatori di carne di balena; secondo una ricerca condotta nel 2007 dalla Sea Shepherd (Organizzazione mondiale per la conservazione dell’ambiente marino, fondata nel 1977 da Paul Watson) gli abitanti di tali isole vorrebbero preservare la loro tradizione perché «una caccia annuale che uccide meno dell’1% di balene è sostenibile». A ciò si aggiunge la necessità di soddisfare il fabbisogno alimentare degli abitanti che sostengono di vivere principalmente di tale caccia. A proposito, la stessa organizzazione Sea Shepherd si è mostrata alquanto scettica e ha affermato che oggi i faroesi sono perfettamente integrati nella cultura del presente (importano molti alimenti dal mondo) e che in realtà la quasi totalità della carne di balena cacciata è destinata al settore turistico.
Ma le Isole Faroe non sono l’unico Paese che continua illegalmente a praticare la caccia alle balene; in Giappone, nell’oceano Pacifico, oltre le balene anche i delfini sono vittime di brutali uccisioni a scopi economici. È, infatti, da tali acque che arrivano i cetacei dei delfinari di tutto il mondo, secondo una pratica che seleziona i delfini più idonei e che uccide violentemente i restanti. A tale business si aggiunge quello del turismo e del commercio alimentare; al riguardo, vi è una scoperta preoccupante sulla presenza di mercurio nei cetacei rilevata da numerose ricerche scientifiche e dall’EIA (Enviromental Investigation Agency). In particolare, dati recenti mostrano una presenza di mercurio nei delfini 900 volte superiore alla media consentita con conseguenze negative per la salute dei consumatori.
La stessa agenzia, infine, ha condotto una recente indagine sulla carne di cetacei venduta online illegalmente e anche in essa ha riscontrato un’elevata quantità di mercurio; secondo degli studi condotti su un campione di consumatori di cetacei, il mercurio ha delle conseguenze negative sullo sviluppo del feto soprattutto per la memoria e i neuroni. Pertanto, il Governo del Giappone è stato chiamato ad intervenire immediatamente per porre fine a tale atrocità e salvaguardare la salute dei cittadini.
Ester Sbona
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