Oggi, cari lettori, andremo alla scoperta di un’altra perla della città di Sciacca: l’ex Monastero e la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo.
Il monastero fu fondato dalla moglie di Francesco Fazello, donna Antonella Beagna, e dai nipoti Pietro Manno e Girolamo Randazzo che su consiglio del famoso storico domenicano Tommaso Fazello, decisero di utilizzare l’eredità del marito e zio morto senza eredi diretti. Per la costruzione del monastero, destinato alle suore della Regola di Santa Caterina da Siena, essi donarono anche la grande casa che era stata dei Fazello. Edificio che in pochi mesi fu riadattato e che le monache poterono abitare già dal 1532.
Successivamente alla soppressione degli ordini religiosi del 1866, il monastero venne trasformato in parte in case di civile abitazione e in parte destinato a caserma prima e a scuola elementare poi.
Il complesso conserva motivi gotico-catalani con due finestre bifore. Sul capitello di una colonnina compare lo stemma di una famiglia nobile, a cui si pensa appartenesse l’edificio prima di entrare in possesso dei Fazello, dal momento che essa non era blasonata. Tra le due bifore si apre una finestra con gli stipiti formati da doppie colonnine finemente sagomate.
La chiesa,inizialmente piccolina, fu ampliata nel 1632, ma la forma più elegante si fa risalire al 1856-57, quando venne arricchita da eleganti stucchi.
L’interno, ad una sola navata, presenta delle cappelle affrontate. Sull’altare maggiore si venerava un quadro raffigurante l’Addolorata eseguito nel 1537 da Antonello Crescenzio ad imitazione dello Spasimo di Raffaello: vi si raffigura l’incontro della Vergine col figlio che sale al Calvario sotto il peso della croce.
Nella volta è affrescata la SS. Trinità con la Vergine e altri Santi domenicani e con la Fede che confonde e condanna alcuni eretici.
La chiesa fu successivamente trasformata in Corte d’Assise, per cui ci furono delle modifiche, che non stravolsero la forma originaria.
Una scala con balaustra dalle forme eleganti immetteva al piano rialzato.
Un gioiello d’architettura.
Letizia Bilella
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Letizia, perito commerciale, studia Beni Archivistici e Librari. Insomma, una donna agli antipodi. Ama i libri sia come contenitore, sia per il contenuto. Dal 2010 collabora con un settimanale della sua provincia (AG) e con varie testate giornalistiche della sua zona, occupandosi di cultura, spettacolo e in alcuni casi anche di politica locale. Nel suo comune (Burgio) fa la guida turistica e collabora anche attivamente con l’Amministrazione Comunale nell’organizzazione di eventi. Ama tutto quello che è arte e dunque ama scrivere. Il suo primo romanzo è in correzione presso un editore: incrociamo le dita.