I banchieri iraniani fiutano l’affare in Italia alla luce dei segnali di apertura tra i due Paesi, emersi in maniera rilevante dopo la recente visita istituzionale di Matteo Renzi a Teheran. In quell’occasione, infatti, il premier aveva fortemente auspicato la ripresa dei rapporti con un importante partner commerciale del Belpaese, il cui interscambio bilaterale nel 2011 superava i 7 miliardi di euro.
Inevitabilmente, le sanzioni economiche inflitte per quarant’anni dalla comunità internazionale a causa della corsa agli armamenti nucleari hanno, a lungo andare, indebolito notevolmente il sistema economico iraniano. Così, per molto tempo, gli istituti di credito del Paese sono stati esclusi dalla finanza globale, sebbene adesso stiano cercando di rimettersi al passo con un sistema che viaggia alla velocità della luce. In tal senso, i primi segnali dopo la conclusione dell’embargo appaiono incoraggianti per un economia giovane ed intraprendente come quella iraniana, tant’è che da gennaio la Borsa di Teheran ha guadagnato il 20% e che ora esistono grandi prospettive di crescita in molti settori: di conseguenza, gli degli accordi con lo Stivale potrebbero essere molto vantaggiosi per entrambe le parti in causa. Non a caso, infatti, l’Iran possiede vasti giacimenti di petrolio, ha un comparto bancario appetibile per i partner occidentali e punta adesso sull’e-commerce come biglietto da visita per un futuro che, finora, sembra essere promettente.
Gabriele Mirabella
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