Fanno più esperienze di studio all’estero, si laureano con voti più alti e spesso lavorano durante gli studi, ma il tasso di occupazione per le donne è più basso e la retribuzione peggiore. Queste e altre le considerazioni sulle differenze di genere che emergono dall’indagine AlmaLaurea.
La documentazione presentata nel Rapporto 2022 “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali” deriva dalle due indagini statistiche svolte annualmente da AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati.
Più nel dettaglio l’indagine sul Profilo dei laureati ha coinvolto circa 291.000 laureati del 2020 dei 76 atenei italiani in quel momento afferenti al Consorzio. E l’indagine sulla Condizione occupazionale, che monitora gli esiti occupazionali entro i primi cinque anni dal conseguimento del titolo, ha riguardato circa 655.000 laureati del 2019, 2017 e 2015, intervistati rispettivamente a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
Nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia e hanno un voto medio di diploma maggiore degli uomini (voto medio di diploma 82,5/100 per le donne, 80,2/100 per gli uomini). Provengono più di frequente da percorsi liceali (l’80,7% delle donne, rispetto al 68,0% degli uomini), ma le loro scelte formative si rivolgono meno frequentemente verso corsi di laurea STEM.
Le donne prendono parte più degli uomini alle esperienze di studio all’estero (11,6% per le prime, rispetto al 10,9% degli uomini), a quelle di tirocinio curriculare (61,4% rispetto al 52,1%) e a quelle di lavoro durante gli studi (66,0% rispetto al 64,0%).
Le performance universitarie, sia in termini di regolarità negli studi, sia in termini di voto di laurea, sono migliori per le donne (regolarità negli studi per le donne 60,2%, per gli uomini 55,7%; voto medio di laurea, 103,9/110 per le donne rispetto a 102,1/110 per gli uomini).
L’analisi degli esiti occupazionali dei laureati conferma le note differenze di genere, sia nel breve sia nel medio periodo. Ciò si declina non solo in termini di diverse possibilità di inserimento nel mercato del lavoro, ma anche di valorizzazione professionale.
In particolare, a cinque anni dal titolo il tasso di occupazione è pari all’86,0% per le donne e al 92,4% per gli uomini tra i laureati di primo livello; è, rispettivamente, pari a 85,2% e 91,2% tra quelli di secondo livello.
La presenza di figli, come noto, aumenta notevolmente il divario di genere. Isolando coloro che non lavoravano al momento della laurea, il vantaggio occupazionale degli uomini, rispetto alle donne, in caso di prole, è pari a +26,8 punti percentuali tra i laureati di primo livello e a +21,3 punti tra i laureati di secondo livello.
Confermato anche il divario in termini retributivi. In particolare, a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più: tra i laureati di primo livello 1.374 euro per le donne e 1.651 euro per gli uomini; tra quelli di secondo livello 1.438 euro e 1.713 euro, rispettivamente.
Uno specifico approfondimento ha riguardato i laureati di secondo livello dei percorsi STEM tra i quali, nonostante le migliori performance occupazionali rispetto al complesso dei laureati, le donne si confermano comunque più svantaggiate (in termini occupazionali e retributivi) rispetto alla componente maschile.
A questo link è possibile scaricare il rapporto integrale 2022.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Nata nel 1996 a Bologna, Giulia Bergami ha una missione nella vita: raccontare il mondo che la circonda.Laureata nel 2018 in Scienze della Comunicazione a Bologna, prosegue i suoi studi conseguendo nel 2020 il titolo magistrale nella facoltà di Management e Comunicazione d’Impresa di Modena e Reggio Emilia con una tesi sperimentale sulla CSR e la Responsabilità Sociale d’impresa nell’industria farmaceutica. Da quasi 5 anni collabora con alcune testate giornalistiche del territorio per raccontare le persone di Bologna, le loro vite, i successi e le sfide quotidiane, meglio ancora se giovani, intraprendenti e con la voglia di “spaccare il mondo”. Al contempo, lavora nella Comunicazione d’Impresa e delle Media Relations in ambito salute. Sia per supportare il lavoro delle associazioni pazienti sia a fianco di aziende e altre realtà del settore. Forse non sarà l’Oriana Fallaci 2.0 del futuro, ma intanto è così “famosa” da avere una biografia su internet. Prossimo passo? Una pagina di Wikipedia interamente dedicata a lei.