A settembre 2021 l’economia bolognese aveva già ripreso quanto perso durante la pandemia, superando i valori di settembre 2019. Questi i dati presentati dalla Camera di Commercio di Bologna con un focus sul settore manifatturiero, l’export, gli investimenti e le star-up.
Dopo un primo trimestre ancora incerto, già a fine settembre i principali indicatori congiunturali del settore manifatturiero si sono assestati su performance superiori a quanto registrato alla fine del settembre 2019, precedente la crisi generata dalla pandemia.
Le imprese manifatturiere hanno mediamente chiuso l’anno scorso con valori ampiamente positivi: +10,1% per la produzione e +12,6% le vendite all’estero. I risultati migliori vengono dalla metalmeccanica che si registra il comparto con la maggior parte delle esportazioni bolognese e un fatturato da +16%. Molto bene anche il packaging, (+8,5% degli ordinativi) e il settore edile che ha recuperato in un anno il 6% del volume d’affari. Note positive per l’artigianato (+8,8% per la produzione) e per il commercio al dettaglio che ha registrato un +3,6%, grazie al +7,1% del comparto non alimentare. Sono invece ancora in flessione il comparto alimentare (-3,3%) e rallenta la grande distribuzione (-1,5%). In doppia cifra, +11%, il recupero del volume d’affari nel commercio all’ingrosso. Un +8% in complesso anche per le attività turistiche che a fine marzo 2021 perdevano oltre un terzo del volume d’affari.
Tuttavia, fattori quali la guerra in Ucraina, l’impennata dei costi energetici, la carenza di materie prime e la persistente difficoltà a reperire manodopera danno incertezza negli operatori del settore. Come riporta la Camera di Commercio di Bologna. In particolare, le stime sulla domanda estera, ritenuta in crescita a fine settembre dalla metà degli operatori, ora sono previste in aumento solo da un operatore su quattro, a fronte di un 70% (e questo prima delle tensioni attuali) che spera di conservarne almeno la stabilità.
È di oltre 17,5 miliardi di euro il valore delle esportazioni bolognesi nel 2021 secondo le rilevazioni Istat rielaborate dall’Ufficio Statistica della Camera di commercio, con una crescita annuale del +15,9%.
Tutte in aumento le vendite dei comparti manifatturieri, con l’eccezione di tessile e abbigliamento, che segnano -1,5%. In valore assoluto, le vendite bolognesi all’estero nel 2021 hanno fatto ancora meglio anche di quanto registrato a fine 2019, in periodo pre-covid, dove le esportazioni si erano fermate a poco più di 16 miliardi di euro
Nel corso del 2021 due imprese manifatturiere su tre hanno effettuato investimenti nelle varie aree di attività (processi, prodotti, commercializzazione) e un’impresa su due ha investito di più rispetto a prima della pandemia. Per quanto riguarda le start-up innovative, sono 345 le start up quelle attive a Bologna che anche nel 2021 si conferma al terzo posto nazionale per numero.
Delle start up innovative che hanno sede a Bologna, il 21% opera nel campo industriale, il 78% fornisce servizi ad alto valore aggiunto, in particolare il 37% opera nello sviluppo di software. Un dato particolarmente rilevante è che il 12% delle start up bolognesi è a conduzione femminile, mentre il 14% è guidato da giovani “under 35”.
Giulia Bergami
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Nata nel 1996 a Bologna, Giulia Bergami ha una missione nella vita: raccontare il mondo che la circonda.Laureata nel 2018 in Scienze della Comunicazione a Bologna, prosegue i suoi studi conseguendo nel 2020 il titolo magistrale nella facoltà di Management e Comunicazione d’Impresa di Modena e Reggio Emilia con una tesi sperimentale sulla CSR e la Responsabilità Sociale d’impresa nell’industria farmaceutica. Da quasi 5 anni collabora con alcune testate giornalistiche del territorio per raccontare le persone di Bologna, le loro vite, i successi e le sfide quotidiane, meglio ancora se giovani, intraprendenti e con la voglia di “spaccare il mondo”. Al contempo, lavora nella Comunicazione d’Impresa e delle Media Relations in ambito salute. Sia per supportare il lavoro delle associazioni pazienti sia a fianco di aziende e altre realtà del settore. Forse non sarà l’Oriana Fallaci 2.0 del futuro, ma intanto è così “famosa” da avere una biografia su internet. Prossimo passo? Una pagina di Wikipedia interamente dedicata a lei.