“Luke Carpe That Fucking Diem” è il titolo del blog e della pagina Facebook di Luca, un giovane ragazzo che, armato di spirito, coraggio e determinazione, è partito il settembre scorso per il suo giro del mondo. Attualmente a quota 30248 chilometri percorsi, questo è ciò che ha raccontato a Voci Di Città.
Quante volte è capitato di pensare «mollo tutto e me ne vado»? Quante volte si è sentita la necessità di prendere una pausa dalla quotidianità? Il cambiamento spesso spaventa, ma a volte sembra essere la scelta migliore per trovare la strada giusta. Succede allora che si senta il bisogno di “staccare” e allontanarsi da tutto quello che ormai è diventato abitudine: si cambia lavoro, città, casa o, più semplicemente, ci si apre a nuove esperienze. Luca Curti Gialdino, 26enne romano, è uno che l’opportunità se l’è creata e che, come tanti altri ragazzi, ha preso coraggio e ha deciso di uscire di casa, svoltare alla prima curva e …non fermarsi più! Navigando qua e là per i social network noi di Voci di Città ci siamo imbattuti nel suo blog dal titolo decisamente trascinante Luke Carpe That Fucking Diem – titolo anche della sua pagina Facebook – e siamo così venuti a conoscenza della sua grande impresa: il giro del mondo. Direttamente dal Myanmar – Birmania – ha risposto con entusiasmo e simpatia a qualche nostra curiosità.
Quando hai deciso che saresti partito?
«Durante il primo anno della laurea magistrale. In quel periodo mi sono accorto che non avevo più la solita grinta e costanza nell’affrontare l’università e gli esami, che ero svogliato e che mi attenevo a degli schemi rigidi, seguendo semplicemente i doveri che mi avrebbero portato alla laurea, poi alla carriera, poi alla famiglia… insomma, il solito “Ma chi me lo fa fare?”. Mi accorsi, sostanzialmente, di essere privo di stimoli e che avevo bisogno di altro. Così decisi di scrivere una lista di “Cose da fare prima di morire” da iniziare una volta finiti gli studi e, al numero tre di questa lista che conta 101 punti, c’è proprio quella di fare il giro del mondo in solitaria».
Negli ultimi tempi sono molti i ragazzi che, come te, hanno iniziato questo fatidico “giro del mondo”, non è così difficile come sembra allora! A livello di organizzazione, cosa puoi dirci?
«Credimi, difficoltà ne ho incontrate davvero poche. Mi sposto soprattutto con i mezzi pubblici locali che per quanto non siano confortevoli, e quasi mai in orario, sono però economici; oppure prendo dei mini-van per tratte brevi. Ho fatto poi più volte l’autostop e in due giorni sono riuscito a fare 600 chilometri! Ovviamente per spostarmi nelle isole prendo dei traghetti e ho preso spesso il treno soprattutto in Cina, dove era il mezzo più veloce per coprire grandi distanze. Ho preso anche la Transiberiana dalla Russia alla Mongolia, per un totale di 5 giorni completamente chiuso in treno! Non serve tutta questa organizzazione in realtà, anche per dormire decido una volta arrivato nel luogo, un posto lo si trova sempre senza bisogno di prenotare in anticipo, soprattutto perché non sai mai per quanto ti fermerai».
E a livello economico? Come riesci a mantenerti?
«Ho messo da parte i soldi negli ultimi anni. Ho rinunciato a diverse cose, alle uscite, alle vacanze, alla macchina… tutto in vista di un progetto più ampio che mi avrebbe permesso di girare per un anno intero. Ora ho un budget giornaliero di circa venti euro che mi permette con abbastanza tranquillità di aver tutto quello che mi serve, soprattutto perché viaggio attraverso Paesi piuttosto economici».
Così non sembra affatto complicato! Ma cosa pensa a riguardo la tua famiglia? O meglio, cosa pensavano quando sei partito?
«Inizialmente non ci credevano e non mi prendevano sul serio quando spiegavo che il mio unico progetto per il post-laurea era quello di partire. Sostanzialmente non capivano e non accettavano del tutto la mia idea, soprattutto l’intenzione di stare via così a lungo. Ma io sono abbastanza irremovibile quando prendo una decisione e per quanto abbiano cercato di farmi cambiare idea, ora sono entusiasti di me, specialmente perché vedono che sto bene e sono felice».
In effetti, a giudicare dalle foto che posti quotidianamente, sembra che non te la passi affatto male! Cosa rappresenta per te questo viaggio?
«Sembra un sogno! Mi sento completamente libero, posso davvero fare quello che desidero, sono esente dai vincoli e dagli orari quotidiani. Ho imparato ad ascoltare me stesso e i miei bisogni, ho imparato a non avere fretta, a non stressarmi, non ho il pensiero costante del “devo tornare a casa”. Ogni mattina mi alzo e so che avrò 24 ore da spendere come meglio credo a seconda di quello che ho voglia di fare quella mattina. Tutto questo comporta imparare a stare soli ma anche in compagnia di gente che non conosci e con la quale magari passi pochi giorni, impari a condividere così le tue esperienze e cresci molto ascoltando quelle degli altri. Poi ovviamente viaggiare in Paesi così diversi da casa propria, ti permette di scoprire un sacco di cose, stimola la curiosità e cresci davvero molto».
Hai ragione, è importante imparare ad ascoltarsi. Cosa senti di aver capito e imparato dai Paesi finora attraversati?
«Sono ormai in viaggio da sette mesi e sono stato in 11 Paesi. Sono partito da Padova, raggiungendo Mosca passando per Varsavia, Riga e Praga. Ho preso poi la Transiberiana fino alla capitale della Mongolia, raggiungendo poi, in 25 ore di treno, Pechino. Sono passato poi per Vietnam, Cambogia, Laos, Thailandia e ora sono in Myanmar. Di cose ne ho viste, ma una mi ha colpito più di tutte: l’umanità delle persone. In un momento dove ai telegiornali non si parla altro che di guerre e violenze, sono felice di poter dire che, invece, al mondo ci sono anche tante persone buone, delle quali ci si può fidare e che sono pronte a farti sentire il benvenuto in ogni momento. Ho riscoperto l’umanità e questa è una gioia immensa e da quando son partito non c’è stato un singolo Paese che abbia deluso le mie aspettative. A tutti quelli che sentono il bisogno di nuove occasioni, mi piace lasciare un consiglio, divenuto ormai il mio marchio di fabbrica per chi mi conosce e mi segue: “Carpe that fucking diem, perché il domani va vissuto oggi”».
Quello di Luca è un viaggio unico ed entusiasmante, e lui un ragazzo carico di vivacità e allegria. Con la sua semplicità e spontaneità ha mostrato che non è impossibile vivere i propri sogni, basta compiere il primo passo. Visitare la sua pagina Facebook, nella quale ogni giorno racconta qualcosa di nuovo, è un toccasana: sorriso perennemente stampato in viso! E allora non resta che augurargli ancora… buon viaggio!
Sofia Bonomo
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