Ha avuto inizio lo scorso 30 aprile la fase di transizione che, dopo anni di tentativi, porrà fine definitivamente, nel giugno del 2017, al pagamento in Europa di costi di telefonia mobile aggiuntivi per chi si trovi all’estero. Chiunque si sia recato almeno una volta in un Paese membro dell’Unione saprà già cosa si intenda per roaming e quanto poco amato e limitativo sia il servizio per i consumatori. Quest’ultimo comprende, infatti, l’insieme di procedure che in particolare gli operatori telefonici utilizzano in Stati dove non dispongono di una copertura di rete propria, per consentire agli utenti di collegarsi comunque tra loro e di ricevere dati attraverso una rete terza, che fa da tramite. Il tutto, naturalmente, a un prezzo anche piuttosto elevato.
Secondo uno studio del 2014 condotto su 28mila intervistati, il 94% dei viaggiatori fa, all’estero, un uso limitato delle app e in generale della navigazione sul Web, mentre il 47% non usa mai il cellulare per collegarsi ad Internet; per ogni 10 persone, infine, soltanto una controlla le e-mail regolarmente. Tra i più attenti al risparmio, peraltro, ci sarebbero gli italiani. In questi casi, dunque, ci si ritrova in una sorta di isolamento telematico e, tra un «ti telefono o no chissà chi vincerà?» e l’altro, si finisce per esser costretti ad acquistare una scheda sim locale o a ricercare costantemente un hotspot Wi-Fi libero, che sia per avere notizie da un amico o per postare una foto della vacanza sui social, per tenersi informati sulle ultime notizie o solo per consultare una mappa digitale e ricevere indicazioni dal satellitare. «È evidente che dobbiamo completare l’opera eliminando i costi del roaming. I consumatori riducono all’osso l’uso del cellulare, comportamento che non ha alcun senso nemmeno dal punto di vista delle compagnie telefoniche» è il pensiero di Neelie Kroes riguardo a quella che ha definito «una follia economica». Molti, tra cui Viviane Reding, sono stati come lei convinti del fatto che, all’insegna di un’ unitàinternazionale concreta, avvertibile direttamente dal singolo cittadino europeo nella praticità quotidiana, si debba rivendicare la fine del sovrapprezzo e la neutralità della rete.
«Il risparmio degli europei, ma anche il far cadere le barriere del mercato unico digitale», è quanto sostenuto da Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione. A tale proposito, secondo quanto stabilito ad ottobre, già da qualche giorno i prezzi sono stati ridotti, con la fissazione di tetti massimi che non possono essere violati dagli operatori. La soglia da rispettare per le chiamate non può superare i cinque centesimi al minuto (contro i precedenti 19), ammontando a non più di due per gli sms inviati e a un massimo di cinque per i megabyte di dati utilizzati, contro rispettivamente i sei e i venti centesimi permessi fino a poco tempo addietro. Tali spese, per di pià, vanno a sommarsi al piano tariffario individuale, salve offerte concesse dai singoli gestori.
C’è anche, però, chi è cinico al riguardo e contesta alcuni punti oscuri della riforma. Non è ritenuto chiaro, ad esempio, il riferimento ai servizi specializzati, ovvero gli unici servizi Internet che gli operatori non hanno il divieto di bloccare, velocizzare o rallentare e per i quali sono richieste particolari garanzie di qualità. Ciò che si teme è che tale accezione possa essere attribuita ingiustificatamente a servizi che non dovrebbero essere, invece, coinvolti. Un ulteriore problema è rappresentato dallo zero rating autorizzato dal testo, il quale permette alle compagnie telefoniche di privilegiare alcuni contenuti rispetto ad altri. In crisi, in questo caso, sarebbe la capacità innovativa di Internet, in quanto gli utenti saranno spinti a usare servizi che non comportano una diminuzione del monte GB incluso nel canone mensile. Poco convinto sembra anche l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Dario Tamburrano, che ipotizza la possibilità di un rincaro delle tariffe nazionali da parte degli operatori, per sopperire ai mancati profitti: «Avremmo potuto rendere l’Europa un continente davvero connesso, invece l’abolizione del roaming è solo farlocca e a tempo». Tuttavia, se rimane comunque vietato (e altamente sanzionabile nella logica del roam like at home) il comprare una sim in un Paese in cui i costi sono inferiori, per poi usarla permanentemente in un altro luogo, viene allo stesso tempo effettuato un tentativo che consenta ai cittadini di “chiamare” letteralmente l’Europa un po’ più casa propria.
Concetta Interdonato
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