YEMEN – Da più di un anno e mezzo in Yemen, uno dei paesi arabi più poveri al mondo, è in corso una guerra civile di dimensioni spaventose che ha ridotto alla fame il 90% della popolazione. nonostante si tratti di una delle maggiori crisi del Medio Oriente, nel resto del mondo non se ne parla. Perché? A tal proposito, il New York Times ha elaborato un’analisi geopolitica per tentare di dare una risposta al perché: «in Yemen lo Stato Islamico non esiste, c’è al Qaida che però nella percezione occidentale in questo momento è meno pericolosa rispetto all’ISIS. Inoltre, non ci sono grandi flussi di migranti che arrivano dallo Yemen e l’accesso dei giornalisti in territorio yemenita è quasi del tutto bloccato». A ciò si aggiunge il fatto che in riferimento alla guerra in Yemen è difficile per l’Occidente stabilire “i buoni e i cattivi” perché è un conflitto che non si conosce, lo Stato Islamico invece è “più vicino”, sebbene il fulcro della guerra sia nella “lontana Siria”, ma è più familiare perché purtroppo è arrivato in occidente con i vari attentati che si stanno consumando ormai da diversi anni.
Pertanto, sembrerebbe che nel mondo occidentale pochi sappiano che in Yemen è in corso una guerra con tre protagonisti: i sunniti (che fanno riferimento al Presidente eletto Abdel Rabbi Monsour Hadi), gli sciiti (gli Houthi appoggiati dall’Iran) e la divisione yemenita di al Qaida (AQAP). Eppure è stata propria quest’ultima divisione di al Qaida a rivendicare l’attentato nella “vicina Parigi” contro il giornale satirico francese Charlie Hebdo, ma forse come ha scritto il New York Times l’opinione pubblica occidentale non sa che «la maggior parte dei conflitti nel mondo sono come quello in Yemen, non come quello in Siria».
Ester Sbona
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