I 12 neonazisti di Werwolf Division cercavano armi e poligoni per allenarsi a sparare per uccidere la premier Giorgia Meloni. La procura di Bologna ha accertato contatti con jihadisti, tentativi di reclutamento sul web e relazioni con i vertici di Forza Nuova.
Il progetto di uccidere la premier Giorgia Meloni risale al maggio 2023. Salvatore Nicotra, colui che costruiva il piano operativo, afferma: «Allenavo cinque guerriglieri per dargli un’arma in mano, andare davanti alla Meloni e sparargli in testa». Nicotra era «pronto a morire per la causa». Il piano prevedeva un punto di cecchinaggio: «C’è un albergo davanti al Parlamento. Da lì puoi sparare un colpo dall’alto».
Questo, il virgolettato di Nicotra, parlando di 11 persone pronte ad agire: «Vogliamo unirci a Forza Nuova e agli altri per andare giù a Roma a fare un colpo di Stato al Parlamento. Volevo dare un fucile ciascuno, addestrati a dovere per fare la guerriglia. Io non ho nulla da perdere. Sono pronto a morire».
L’obiettivo, però, era anche un altro, afferma Nicotra: «Io vi stavo addestrando perché volevo unirci appunto all’ordine di Hagal, cioè a Forza Nuova e a quegli altri».
«Per andare giù a Roma a fare un colpo di stato contro il governo…al Parlamento. Volevo dare un’arma a ciascuno, un fucile a ciascuno, addestrati per fare guerriglia. È ora di formare due eserciti, uno davanti alle guardie del Parlamento italiano, uno alle spalle delle guardie stesse che le prenderebbe di sorpresa dopo il primo attacco. E un terzo fronte che attacca frontalmente ed entra dentro portando fuori i politici».
L’inchiesta nasce nel 2019 a Napoli, quando la Digos trova un canale Telegram, “Werwolf Division”, chiaramente nazista, «all’interno del quale gli utenti e gli amministratori possono condividere messaggi e file multimediali», scrive la gip Nadia Buttelli.
Il gruppo aveva tre capi: il “comandante” Daniele Trevisani era il leader del gruppo, “l’istruttore” Salvatore Nicotra, con il compito di arruolare e addestrare militarmente i membri dell’associazione e Andrea Ziosi, “l’editore”, che «era la mente comunicativa e colui che teneva i contatti con le cellule dislocate in altri paesi».
Le affermazioni presenti in questo gruppo erano: «Non vi è nessuna prova che i nazisti hanno praticato il genocidio o hanno deliberatamente sterminato 6 milioni di ebrei», «passato davanti a una scuola elementare, vedo ormai compiuta la sostituzione etnica: su 50 bambini avrò visto al massimo 3 facce italiane, il resto erano africani, arabi, rumeni, cinesi…».
Gli arrestati sono Daniele Trevisani, il fratello Federico Trevisani, Andrea Ziosi, Salvatore Nicotra, Luca Porta, Simone Sperotto, Valerio Tellenio, Pierluigi Cilano, Alessandro Giuliano, Diego Cavallucci, Davide Armenise, Giuseppe Fallis.
«Ammazzare la Meloni è un’ottima maniera per fare in modo che l’Italia scenda in guerra civile», dicevano tra di loro.
Tra le persone perquisite, indagate a piede libero, ci sono anche Fabio Tuiach, ex pugile ed ex consigliere comunale di Trieste. Il tenore 76enne Joe Fallisi, pugliese, a cui viene contestato di essere l’amministratore di un gruppo Telegram e due minorenni, per questo l’associazione è anche accusata di aver coinvolto ragazzi non ancora 18enni.
La base dell’associazione era il gruppo Telegram «Werwolf Division», il canale era stato chiuso e poi riaperto con il nome di «Divisione Nuova Alba». Trevisani era il fondatore anche della rivista online ardire.org, che pubblicava articoli come «La Shoah te la vogliono davvero ficcare in testa».
L’esempio a cui si ispiravano erano terroristi come Pierluigi Concutelli o Giusva Fioravanti, il modello erano i Nar. Lo dimostra una conversazione intercettata in cui si parlava della possibilità di «rischiare tutto» per migliorare la situazione in Italia.
Le accuse riguardano, infatti, attività di propaganda, proselitismo e predisposizione di azioni violente, come l’epurazione dei traditori del movimento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.