Polemiche per il rientro della salma del re in Italia, dove sarà sepolto nel santuario di Vicoforte. La vittoria nella Prima Guerra Mondiale, l’appoggio al Fascismo, la fuga a Brindisi, l’abdicazione e la morte in esilio. Luci e ombre del «re sciaboletta».
È un volo dell’Aeronautica Militare, nella notte, a portare la salma di Vittorio Emanuele III al santuario di Vicoforte, nel cuneese: l’ex re, morto in esilio nel 1947 dopo aver abdicato al trono del Regno d’Italia, aveva trovato riparo con la moglie in Egitto presso la corte del re Faruk e fu sepolto nella cattedrale di Santa Caterina ad Alessandria. Oggi le sue spoglie tornano in Italia, al fianco di quelle della moglie Elena di Montenegro, la quale ha preceduto di pochi giorni il rientro in patria dell’ex re.
Avvolta in una bandiera con lo stemma di casa Savoia, la bara dell’ex re viene tumulata e ricongiunta a quella della moglie, al termine di una cerimonia strettamente privata. Il rientro della salma in Italia è stato deciso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quale ha accolto la richiesta fatta, il 10 maggio, dai discendenti di casa Savoia: «un gesto di civiltà» come lo definisce il Secolo XIX, un tributo doveroso e rispettoso nei confronti di un personaggio che, nonostante tutte le colpe e le mancanze, ha comunque rappresentato un pezzo della storia d’Italia.
Apprendiamo con stupore della Salma della #ReginaElena a #Vicoforte.Non si può portare la #Regina della Carità in #Italia senza onori e in segreto. Grazie a @Quirinale ma la sola giustizia è #Pantheon di #Roma.
— Emanuele Filiberto (@efsavoia) 15 dicembre 2017
Unica e inevitabile condizione apposta al rientro delle salme è stata quella del rifiuto della sepoltura al Pantheon a Roma, il che ha scatenato le polemiche di alcuni dei membri di casa Savoia, primo fra tutti Emanuele Filiberto. Troppe, tuttavia, le responsabilità che gravano tutt’oggi sulle spalle di Vittorio Emanuele III perché gli fosse consentito il riposo al fianco dei due primi re di Italia, Vittorio Emanuele II e Umberto I: la sua contraddittorietà, i suoi silenzi: dalla mancata firma del decreto di assedio che avrebbe stroncato la Marcia su Roma, alla firma apposta alle leggi razziali, fino ad arrivare alla fuga dalla Capitale, lasciando l’esercito e l’Italia intera allo sbando proprio nel suo momento più buio.
Riaffermare ciò non significa negare la rilevanza storica che la figura di Vittorio Emanuele III ha avuto: la vittoria nella Prima Guerra Mondiale, per cui guadagnò l’appellativo di «Re Vittorioso», l’appoggio a politiche improntate alle prime forme di protezione sociale e la vicinanza ideologica con Giolitti, sono solo alcuni degli altri esempi di quello che è stato un lungo e controverso regno negli anni più drammatici che il nostro paese abbia vissuto.
È semplicemente da accogliere e, soprattutto, da lodare l’iniziativa del Presidente Mattarella aldilà di critiche, aldilà di revisionismi sterili: la salma dell’ex re riposerà, al fianco della moglie, con la dignità che gli spetta, in uno dei mausolei storici di casa Savoia.
Francesco Maccarrone
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