KAMPALA – È la sera del 19 settembre. Sarah Neliima, ragazza di 22 anni, è da poco uscita dal ristorante in cui lavora come cameriera. Da questo momento in poi, nessuno ha più sue notizie. Qualche giorno dopo, il suo corpo è stato ritrovato in un campo di banane tra Entebbe e Kampala. È questa la ricostruzione dell’ultimo omicidio, in ordine cronologico, che ha colpito la capitale dell’Uganda. L’ultimo di una lunga serie, 22 omicidi per l’esattezza, tutte donne, che dallo scorso maggio sta colpendo e sconvolgendo il paese africano.
Tutto comincia, appunto, la scorsa primavera. Come riportato da TPI, il 27 maggio le autorità trovarono il corpo della prima vittima, non identificata, non lontano dalla capitale, nella zona di Nansana. Nel corso dei successivi tre giorni, sono stati rinvenuti altri tre cadaveri, tutti nella stessa situazione. Di queste, solo una vittima è stata identificata, ed era Juliet Nampijja, che viveva in quella zona insieme ai suoi due figli.
Da quel 27 maggio a oggi, la polizia locale ha rinvenuto almeno 23 cadaveri di donne di età compresa fra i 18 e i 35 anni, tutte nell’area di Kampala, la capitale. Tuttavia, secondo i media locali il numero effettivo potrebbe salire ulteriormente. Secondo il The Guardian, tutti i corpi delle donne sono stati ritrovati nudi e con segni di strangolamento. Inoltre, prima di essere uccise alcune di loro sono state anche violentate. Ovviamente ci si chiede cosa si nasconda dietro queste atrocità, quando il numero degli omicidi è iniziato a salire con gran frequenza, il caso ha avuto una grande risonanza a livello mondiale e sono iniziate le indagini. Secondo una reporter di Al Jazeera, però, le forze dell’ordine hanno fornito varie e contraddittorie versioni dei fatti.
In una prima versione, l’ispettore Kale Kayhura parlò di violenza domestica. Successivamente, disse che gli omicidi erano dovuti a questioni di disoccupazione, abuso di droga e affari di gang criminali. Il 7 settembre scorso, invece, si è esposto il ministro degli Interni Jeje Odongo, affermando che la serie di cadaveri erano legati ad alcuni riti satanici. In questi casi, la prima cosa che viene alla mente è la presenza di un serial killer. Ciò nonostante, le autorità locali hanno arrestato oltre 30 persone.
Un’altra versione, invece, è quella di Regina Bakitte, sindaco di Nansana, la quale ritiene che dietro questa serie di omicidi ci sia un movente politico. «Non credo che questi delitti abbiano nulla a che fare con la stregoneria» ha commentato. Secondo la Bakitte, il governo ugandese potrebbe aver organizzato questa sequenza di uccisioni per far svalutare l’opposizione: «Questa è una roccaforte dell’opposizione (Nansana, ndr), come anche Katabi. Non è una coincidenza: vogliono che la gente viva nella paura» ha concluso.
Anche Ronald Kalema, sindaco della menzionata Katabi, ha commentato la situazione ritenendo che, a differenza della collega, sia un tentativo di rendere l’Uganda un posto meno sicuro, con lo scopo di rendere instabile e più debole il governo. Per altri ancora, si tratta di una inscenata delle forze di polizia, con lo scopo di ottenere più fondi. Tante versioni, quasi uno scarica barile per non assumersi le colpe per questa serie di omicidi. L’unica cosa che conta, adesso, è individuare il o i colpevoli, così da poter porre fine a questa terribile atrocità.
Marco Razzini
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