CATANIA – Questa mattina, su delega della Procura Distrettuale di Catania, i carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di (FOTO e NOMI):
tutti gravati da specifici pregiudizi per l’appartenenza alla famiglia Santapaola-Ercolano.
Il provvedimento cautelare ha a oggetto due distinti omicidi, perpetrati a brevissima distanza temporale l’uno dall’altro, rispettivamente in danno di:
I delitti sono stati oggetto di precedenti procedimenti penali, in seguito ai quali è stata affermata la responsabilità di Salvatore Guglielmino e Dario Caruana per l’omicidio di Di Pasquale, e di Lorenzo Saitta in relazione all’omicidio di Costanzo.
Essi, inoltre, sono ascrivibili al contrasto allora in essere in seno alla famiglia Santapaola-Ercolano, tra la fazione facente capo a Antonino Santapaola (inteso “Nino u pazzo”) e Alfio Mirabile, e quella riferibile a Giuseppe Ercolano e Francesco Mangion, come peraltro già emerso in seno all’indagine Dionisio, scontro nato intorno a questioni di supremazia all’interno della famiglia e al connesso controllo di talune lucrose attività economiche di interesse per l’associazione.
Col provvedimento oggi eseguito si è fatta ulteriore chiarezza sulle causali degli omicidi, giungendo alla compiuta identificazione di tutti gli autori dell’omicidio di Di Pasquale e di un ulteriore responsabile dell’omicidio di Costanzo. Ciò è stato reso possibile poiché a quelle dei collaboratori di giustizia, Paolo Mirabile, Giuseppe Mirabile, Fabrizio Nizza, Giuseppe Scollo e Davide Seminara, ascoltati nei precedenti procedimenti, si sono aggiunte le dichiarazioni di Dario Caruana e Francesco Squillaci. Ed è proprio sulla scorta di tali apporti dichiarativi ed in conseguenza dei riscontri delegati ai carabinieri del ROS, che il gip presso il Tribunale di Catania, ha accolto in toto la ricostruzione cui è pervenuta questa Direzione Distrettuale.
È quindi possibile affermare quanto segue:
Allorquando Mirabile rimase vittima di un agguato (24 aprile 2004), Di Pasquale – che conosceva il legame tra i propri aggressori e la vittima – commise la grave imprudenza di plaudire apertamente all’evento al punto tale da essere “sospettato” di essere coinvolto nel ferimento dello stesso Mirabile.
Di qui uno dei due omicidi, che ha visto coinvolti (oltre Caruana e Guglielmino già giudicati) Strano, Privitera, Pappalardo e Ferrini. Il primo e il secondo col compito di avvistare la vittima e segnalarne la presenza, il terzo quale componente del gruppo di fuoco con compito di condurre l’autovettura a bordo della quale viaggiavano i killer e l’ultimo quale ulteriore partecipe del commando, col compito di supporto ai killer in caso di necessità.
Il 3 maggio 2004, un gruppo di fuoco composto da più killer, giunti in parte a bordo di autovettura, assassinava Michele Costanzo, “padroncino” della Mediterranea Distribuzione Logistica (concessionaria della D.H.L.), formalmente dipendente della stessa (in essa si registravano forti interessi economici di Alfio Mirabile, che si atteggiava a dominus della ditta), e feriva Antonino Sangiorgi, rappresentante legale della citata M.D.L., il quale si trovava accanto a Costanzo.
La causale del secondo degli omicidi va ancora una volta individuata nella volontà degli Ercolano, storico e aggressivo braccio economico e imprenditoriale della famiglia di Cosa Nostra catanese, di sottrarre ai Mirabile la gestione della M.D.L..
Ad agire fu il gruppo di San Cocimo, capeggiato da Maurizio Zuccaro, che ha avuto il ruolo di mandante, nella persona di Lorenzo Saitta (già condannato all’ergastolo) e Arnaldo Santoro.
Già a poca distanza dai fatti, inoltre, a carico di Saitta e Santoro fu operato il sequestro di caschi dello stesso modello e colore di quelli calzati dai killer ripresi dalla telecamera di videosorveglianza della M.D.L. sui quali, all’esito delle indagini di laboratorio, furono trovati residui di polvere da sparo aventi composizione equivalente a quelli all’interno dei bossoli repertati sul luogo dell’omicidio.
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