Una onlus chiamata Ecpat manda un segnale sul turismo sessuale: il 5% sono pedofili, il 60% lo fanno occasionalmente e il 35% è abituale. Nel mentre, da queste percentuali di clienti, oltre 15.000 bambine e bambini vengono venduti e prostituiti, a volte anche dai loro stessi genitori. E gli italiani, purtroppo, sono spesso i principali clienti. Dal Brasile alla Thailandia, la Ecpat vuole che tutti sappiano cosa accade.
Esistono paesi nel mondo che tutti desiderano vedere: Brasile, Thailandia e Kenya sono solo tre esempi. Spesso gli italiani viaggiano per lavoro, altre volte per eventi come i mondiali di calcio, le famose festività dei posti e chi più ne ha più ne metta. Spesso però, lo svago in questi paesi non si racchiude in gite, escursioni, musei o giornate in spiaggia e comprende il terribile turismo del sesso.
Tra i primi posti della classifica mondiale ci sono proprio gli italiani, turisti sessuali in cerca di divertimento, di “oggetti”. Un divertimento che non viene consumato insieme a persone adulte, ma spesso anche con minorenni.
Questi turisti, appena arrivati nel luogo designato o prima ancora di iniziare il viaggio, si informano su siti specifici per le escort e scelgono tra le varie alternative persone anche ragazzini in tenera età. Esistono blog appositi per il turismo sessuale e sono facilmente rintracciabili da chiunque.
Complici di questo traffico di adolescenti, come dicevamo anche gli italiani, dai 20 ai 40 anni. Disposti a pagare di più per avere una vergine, per poter avere esperienze con più ragazze insieme, disposti a tutto. Un dato, tuttavia, lascia stupefatti: di tutti, solo il 5% è effettivamente pedofilo a livello patologico.
Non esiste. Chi viaggia nei paesi del sud del mondo per il turismo sessuale senza che nessuno se ne accorga, è un uomo comune. Può essere il vicino, il collega di lavoro, il migliore amico, un cugino, il marito di una donna, la moglie di un uomo. Si riscontrano dati di lavoratori, turisti, ma anche donne, pur sempre in una piccola percentuale (uno scarso 5%).
L’età media è dai 20 ai 40 anni, è vero, ma una cosa che accomuna tutti è il titolo di studio. La grossa fetta dei “predatori” sono uomini di mezza età, che lavorano, che possono permettersi economicamente queste spese. E una volta che i fatti accadono, nessuno sa più nulla. Queste persone tornano a casa come se nulla fosse, accompagnati da qualche souvenir, come foto, video e oggetti vari.
Può sembrare strano, ma arrestare gli individui colpevoli non è la soluzione. Quando un individuo viene arrestato, lo è perché il reato lo ha già commesso. L’intenzione di Ecpat è prevenire, sensibilizzare ed informare quanto accade. Le campagne internazionali sono solo un primo passo verso questo obiettivo. Tutti ne devono parlare, tutti devono dubitare anche della persona più vicina che viaggia con frequenza all’estero. Chiunque può essere uno degli 80.000.
Davide Zaino Pasqualone
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