Venerdì scorso, Vladimir Putin, presidente della Russia, al termine del meeting tenutosi a Mosca con Erdogan ha spiegato come «Il dialogo politico» sia stato «ripreso in forma intensa». Dichiarazioni di pace confermate, peraltro, dal presidente turco: «Credo che dovremmo evitare le parole ‘normalizzazione delle relazioni’ nelle nostre dichiarazioni ufficiali, perché – riporta Russia Beyond The Headlines – questa fase era già stata superata». Parole che verranno messe in atto: la Russia, infatti, ha annunciato che sarà revocato il divieto imposto alle imprese edili anatoliche di costruire in territorio russo. Ulteriori dichiarazioni di Putin lascerebbero anche pensare che potrebbe essere allentato il ferreo regime dei visti introdotto: «I viaggi turistici verso la Turchia sono una parte importante della nostra vita. Conservo dei bei ricordi di quei viaggi». Insomma, la crisi del novembre 2015, nata in seguito all’abbattimento di un caccia russo da parte della contraerea turca al confine con la Siria, sembrerebbe ormai giunta alla sua fine (ad iniziare le trattative per la risoluzione di questa “guerra fredda” fu proprio la Turchia). Vi sarebbero state persino dichiarazioni di alta importanza economica: a detta di Putin, riporta rbth.it, Gazprom ‒ la più grande compagnia di gas russa ‒ sarebbe pronta ad iniziare la costruzione di Turkish Stream, un gasdotto che taglierà tutto il Mar Nero, mentre Rosatom ‒ regolatore del complesso nucleare russo ‒ si è resa disponibile per lavorare sulla futura centrale nucleare di Akkuyu.
Durante il meeting sarebbe stato toccato anche l’argomento Siria: «c’è stato uno scambio di opinioni sulla regolamentazione del conflitto, ed è stata ascoltata la posizione della Turchia» avrebbe affermato Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, all’uscita della riunione. Resta il fatto che per la Turchia le organizzazioni curde siriane (che combattono l’ISIS) resterebbero di carattere “terroristico”, anche perché sembrerebbero alleate con i curdi turchi, fortemente separatisti e ardui oppositori del regime di Erdogan. Opinione diametralmente opposta con quella russa che non vede tale minaccia nei curdi e che, soltanto lo scorso anno, inaugurò la prima ambasciata del Kurdistan siriano in tutto il globo. Certo è che un futuro screzio su questa questione potrebbe compromettere nuovamente le relazioni tra i due Paesi.
Qualche giorno fa, invece, ad Amsterdam e Rotterdam la Polizia olandese – secondo quanto riporta corriere.it – avrebbe disperso delle manifestazioni di turchi pro Erdogan tramite l’utilizzo dei cannoni ad acqua. Tale atto, infatti, sarebbe correlato a due importanti avvenimenti: il primo è la riforma costituzionale per cui i turchi voteranno a breve e che, qualora dovesse passare, conferirebbe grandi poteri ad Erdogan, mentre il secondo è rappresentato dalle imminenti elezioni che si terranno in Olanda. Le campagne elettorali dei vari candidati hanno ruotato molto attorno alla questione Islam e alla rinnovata paura per lo straniero che sta riemergendo in Europa in seguito ai vari attentati che l’ISIS ha compiuto negli ultimi due anni. Non solo cortei: i Paesi Bassi avrebbero anche negato al ministro degli Esteri turco di atterrare a Rotterdam e conseguentemente impeditogli di tenere un comizio elettorale. Naturalmente la risposta di Erdogan è stata immediata: «residui del nazismo e fascisti» così il Presidente turco ha definito l’Olanda. Egli ha poi proseguito: «Potete vietare al nostro ministro degli Esteri di volare. Ora vedremo come faranno i voli dall’Olanda ad atterrare in Turchia».
E così sono state immediatamente chiuse sia la sede dell’ambasciata olandese che la sede del consolato in territorio turco: «Per ragioni di sicurezza vogliamo che l’ambasciatore olandese non torni per un po’ di tempo», ha dichiarato Mevlut Cavusoglu, titolare del dicastero turco degli Esteri. Eppure la tensione era già nell’aria: qualche giorno prima il Premier Rutte aveva formalmente sostenuto il divieto di intrattenere comizi elettorali nei confronti del suddetto ministro, che, però, sarebbe stato il benvenuto qualora avesse voluto «visitare musei e vedere tulipani» riporta La Repubblica. Naturalmente è arrivato il tweet al veleno di Geert Wilders, esponente della destra xenofoba olandese: «A tutti i turchi in Olanda che sono d’accordo con Erdogan: andate in Turchia e non tornate MAI più!!»
Francesco Raguni
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