“The pink light that bathes the great leaders is fading… The silver rockets coming and the cherry trees of Pyongyang…” Così canta Damon Albarn in Pyongyang, brano che il frontman dei Blur ha dedicato alle proprie esperienze in Corea del Nord.
A questo scenario suggestivo e inquietante si aggiungeranno presto centinaia di volantini propagandistici che fluttueranno nell’aria. I rapporti tra le due Coree sono infatti di nuovo tesi, e ancora una volta la guerra che sono intenzionati a combattere sembra essere quella della propaganda.
Dopo l’apparente distensione dei rapporti tra i due stati, seguita all’incontro tra i leader Kim Jong Un e Moon Jae In in occasione del summit del 2018, il sogno della pace torna ad allontanarsi. Dopo gli attacchi del Sud, a cui ha fatto seguito la rappresaglia contro l’ufficio di collegamento intercoreano di Kaesong, si torna a discutere delle armi per la guerra fredda.
Secondo la Kcna, l’agenzia di stampa di stato, il Nord sarebbe pronto a lanciare in volo ben 12 milioni di messaggi stampati, prodotti dal servile e unificato sforzo delle tipografie del regime più autoritario del mondo: i volantini passerebbero il confine attraverso l’ausilio di più di 3000 palloncini. Negli ultimi giorni, inoltre, i media nordcoreani hanno diffuso alcuni possibili contenuti dell’azione propagandistica, tra cui figura una caricatura del presidente sudcoreano, rappresentato come avido e goloso.
Uno scenario di reminiscenza vagamente dannunziana, quello della guerra dei volantini liberati nel cielo. In realtà, le due Coree utilizzano questo strumento propagandistico sin dalla guerra del ’50-’53. Nel 2016 uno degli episodi più recenti, quando il Sud era stato inondato da una serie di messaggi che deridevano l’allora presidente Park Geun-hye, al quale il governo aveva prontamente risposto con rumorose canzoni pop trasmesse senza sosta dagli altoparlanti localizzati sul confine. Già a partire dagli anni ’70, tuttavia, i due paesi avevano tentato più volte di giungere a un compromesso che permettesse di fermare la guerra transfrontaliera, compromesso che sembrava essersi concretizzato con il summit del 2018. Nonostante il divieto, gli attivisti del Sud non avevano smesso di inviare oltre il confine centinaia di palloncini che trasportavano simboli del mondo occidentale, tra cui radio a transistor, banconote da un dollaro e chiavette USB contenti soap opera sudcoreane (i cosiddetti k-drama).
Agata Virgilio
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