Salutare la massima divisione e ripartire con il piede giusto non è sempre scontato. Tra sbagli societari in fase di mercato ed errori nella pianificazione dell’annata nella nuova categoria, si inserisce anche un altro fattore: la psiche di tanti giocatori che, nonostante la classe e il talento degni di palcoscenici superiori, continuano a correre in Serie B, ma rimangono con la testa ferma in Serie A.
Sono numerose le formazioni in giro per l’Europa che, dopo aver abbandonato la massima divisione, stanno trovando problemi a risalire. Cagliari e Cordoba, che stanno disputando campionati di vertice rispettivamente in Serie B e Segunda Division, sono quasi un caso raro. I sardi, per esempio, hanno avuto la saggia di idea di affidarsi a Massimo Rastelli, un tecnico che nelle ultime stagioni si è fatto notare ad Avellino con un calcio offensivo e spumeggiante. Inoltre, il presidente Tommaso Giulini ha avuto il coraggio di mettere una pietra sul passato, pensionando il capitano Daniele Conti e puntando su giocatori più freschi e abili a calarsi nella nuova dimensione-cadetteria come Barreca, Pisacane e Giannetti.
Peggio è andata al QPR, retrocesso la scorsa annata in Championship, attualmente dodicesimo in classifica e lontano anni luce dalla zona play off. Per il club di West London, si è trattata della seconda retrocessione in tre stagioni. E se due anni fa il club di Loftus Road era riuscito a trovare la promozione immediata con Harry Redknapp in panchina, quest’anno non è andata altrettanto bene a Chris Ramsey, esonerato a fine novembre, e rimpiazzato lunedì scorso dalla vecchia gloria del Chelsea, Jimmy Floyd Hasselbaink. Una bella sfida per l’olandese, dopo la vittoria della League Two alla guida del Burton Albion. Le altre due retrocesse dalla Premier, Hull City e Burnley, si danno battaglia per il quarto e quinto posto. Poco per due club che, alla griglia di partenza, figuravano tra le squadre da battere.
Sembra vivere un incubo senza fine, invece, l’Almeria: il club spagnolo, dopo la scorsa stagione nefasta, continua a calare a picco. Dopo il pareggio in casa del Tarragona, la formazione allenata da Sergi, ex centrocampista del Barcellona e della Nazionale spagnola, si trova in penultima posizione. Si tratta del punto più basso della presidenza di Alfonso Garcia Gabarron, al timone della società dal 2003.
Ma se andiamo a sfogliare gli almanacchi, vedremo che non è questa la stagione dell’anomalia. Partiamo da casa nostra: il Catania, l’anno scorso, pur potendo vantare una rosa da categoria superiore (che poteva fregiarsi, tra gli altri, di Gillet, Spolli, Peruzzi, Rosina, Almiron, Castro, Leto e Calaiò) ha annaspato per tutta la stagione, vedendo la zona play off solo con il cannocchiale.
Situazione che, in parte, si era verificata dall’altra parte dell’Isola un anno prima. I rosanero, allenati da Gennaro Gattuso, avevano registrato una falsa partenza, ma erano stati rimessi in carreggiata dall’approdo di Beppe Iachini, capace di guidare la squadra a un agile ritorno in Serie A. Lo stesso tecnico marchigiano, nel 2011-2012, era stato protagonista di una prodezza analoga sulla panchina della Sampdoria: nonostante una rosa da Serie A (che includeva, tra i tanti, Romero, Gastaldello, Palombo e Pozzi) i doriani avevano chiuso il girone d’andata a metà classifica. Con l’ausilio del nuovo tecnico e di qualche acquisto mirato, riuscirono a centrare la qualificazione ai play off e l’immediata promozione.
Adesso, facciamo un salto in Europa, con i casi recenti di Fulham e Osasuna. Il club inglese, in Premier League dal 2001 e finalista di Europa League nel 2010, due anni fa è incappato in una stagione scarognata che ha portato alla retrocessione in Championship. Nonostante i fondi varati dal magnate pakistano Sahid Khan e la conferma in panchina del guru Felix Magath, i Cottagers si sono fermati al 17^ posto. Adesso, dopo mezza stagione, sono ancora inguaiati nella sabbie mobili della seconda divisione: la classifica recita, infatti, un impietoso 16^ posto.
Problemi analoghi anche per l’Osasuna. Il club di Pamplona, dopo quattordici annate consecutive disputate in Liga, due stagioni or sono è retrocesso in Segunda División. Nonostante una rosa di livello, a maggio la squadra basca è riuscita a evitare all’ultima giornata la clamorosa doppia retrocessione consecutiva, chiudendo il campionato al 18^ posto e mantenendo la categoria.
Insomma, avere in rosa giocatori dal pedigree nobile, non assicura il raggiungimento dell’obiettivo. Il vademecum del presidente appena retrocesso, che vuole evitare di commettere danni ancor più gravi, non può prescindere da tre punti fondamentali: ingaggiare un direttore sportivo lungimirante; affidarsi a un tecnico che conosce bene la categoria; mettere sono contratto giocatori affamati e motivati. Perché nel calcio nulla è facile o scontato e il risultato si ottiene solo tramite programmazione e lavoro.
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Nell’albo dei pubblicisti dal 2013, ha scritto un eBook sui reporter di guerra e conseguito due lauree. A Catania si è innamorato del giornalismo sportivo; a Londra si è tolto la soddisfazione di collaborare per il Guardian e il Daily Mail. Esperto di digital marketing e amante dei social media, nel 2017 ha deciso di tornare a collaborare con VdC di cui era già stato volto e firma nel 2012-2013.