Poco più di un mese fa, esattamente il 12 agosto, la commissione elettorale centrale russa ha comunicato i 14 partiti in corsa per le elezioni parlamentari del 18 settembre 2016. Appare quindi doveroso spiegare che sistema elettorale vige in Russia: si tratta di un sistema misto in cui 225 seggi (il 50%) vengono assegnati ai partiti che hanno superato la soglia di sbarramento nazionale fissata al 5%; gli altri 225, invece, sono assegnati ai singoli vincitori dei collegi uninominali in cui si riparte la Federazione Russa. Le elezioni in questione, dunque, saranno per la Duma, la camera bassa, cassa di risonanza degli interessi nazionali ‒ che si contrappone alla camera alta, il Consiglio Federale, cassa di risonanza degli interessi locali. Le elezioni presidenziali si terranno invece nel 2018.
Ecco a seguire i 4 partiti che attualmente detengono dei seggi alla camera bassa:
Russia Unita, è il partito dell’attuale governo, il suo leader è Dmiitriy Anatoolyevich Medvedev. È la compagine più forte del panorama politico russo, anche alla luce dei suoi attuali 238 seggi su 450 alla Duma. Di forza moderata, si oppone sia ai partiti che richiamano il comunismo, sia alle correnti di estrema destra. Il partito è di stampo prettamente nazionalista ed è anche il partito di Vladimir Putin;
Ghennady Zyuganov
Partito Comunista della Federazione Russa, partito di matrice marxista – leninista, reputato naturale successore del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (bandito nel ’91). Attualmente detiene 92 seggi su 450. Se da un lato promuovono la nazionalizzazione di tutte le risorse economiche e l’introduzione di un nuovo sistema di tassazione, dall’ altro sono contro le unioni civili tra omosessuali. Il suo leader è Ghennady Zyuganov. All’interno del partito è vietata qualsiasi tipo di propaganda religiosa;
Russia Giusta, con 64 seggi su 450, è di matrice social democratica. Tra le sue proposte più importanti si annovera la statalizzazione del sistema bancario. A capo del partito vi è Sergey Mironov, dal 2012 si è alleato con il Partito Comunista della Federazione Russa al fine di porsi come alternativa concreta alla strapotenza di Russia Unita;
Partito liberal-democratico di Russia (LDPR), con a capo Vladimir Zhirinovskij, promuove un economia statalista. Di stampo anti americano e patriottico, si è più volte schierato con Marie Le Pen e il suo Front Nacional. Attualmente detiene 56 seggi su 450 alla Duma.
Oltre i 4 partiti, eletti democraticamente nelle ultime elezioni del 2011, vi sono, però, anche altre compagini ‒ secondo quanto riporta sputniknews.com ‒ che provano ad affacciarsi sul panorama politico russo:
Comunisti di Russia, partito di sinistra in contrapposizione con il Partito Comunista della Federazione Russa;
Patrioti di Russia, partito di forte stampo socialista, anch’esso posto contro il Partito Comunista della Federazione Russa. L’ultima sua presenza all’interno della Duma risale al 2003, anno in cui ottenne 8 seggi. Il suo leader è Gennady Semigin (politico espulso dal Partito Comunista nel 2005);
PARNAS, partito di stampo democratico, abbraccia la politica occidentale e la democrazia radicata; denuncia spesso la corruzione del sistema governativo russo. Il suo leader è Mikhail Kasyanov;
Yabloko, partito di centro sinistra, filo – occidentale. Oltre ad essere in coalizione con il suddetto PARNAS, è anche una formazione politica ecologica. È guidato da Grigorj Javlinskij, colui che disse «I regimi non cadono per la penuria di cannoni, ma perché viene a mancare il consenso»;
Verdi, altro partito ecologista, più marginale rispetto a Yabloko;
Forza Civile, di ispirazione liberale, è un partito ambientalista e di secondo piano;
Rodina, partito nazional conservatore che si batte per il raggiungimento di un Governo ancora più forte e centrale di quello attuale. Tra i suoi obiettivi la promozione dello sviluppo nelle regioni artiche;
Partito della Crescita (ex Giusta Causa), è un partito liberal conservatore di centro destra, molto marginale anch’esso;
Partito dei Pensionati, conservatore come pochi, fu creato con l’intento di aiutare i più poveri e tutelare l’interesse dei pensionati;
Piattaforma Civica, fortemente conservatore è contrario anche alle unioni civili tra omosessuali e sostiene l’insegnamento della religione nelle scuole;
Adesso tocca alla Duma, vero, ma è altrettanto vero che nel 2018 toccherà al Cremlino. Le elezioni parlamentari non sono altro che una sorta di sfera di cristallo dove provare ad ipotizzare il risultato delle presidenziali. L’istituto demoscopico Levada, secondo quanto riporta ANSA, ha registrato dati lievemente sorridenti per i partiti d’opposizione: solo il 31% dei russi vuole votare il partito al Governo (contro il 39% di luglio); la principale causa della perdita di consensi di Russia Unita è quasi certamente l’economia. Ma da chi è formata questa opposizione? Certamente dagli altri 3 partiti che ad oggi hanno un posto nella Duma, eppure bisogna fare attenzione anche Yabloko, moderno, soprattutto occidentale, che si affaccia su una Russia forse vogliosa di novità, il problema sarà ovviamente l’alta soglia di sbarramento. Gli altri partiti, probabilmente, sono solo meri cuscinetti: servono solo a far disperdere dei voti. Naturalmente non mancano i dubbi in merito alla loro onestà, alcuni sostengono che potrebbero essere dei semplici satelliti di partiti maggiori.
Russia Unita, tuttavia, non vuole solo vincere, vuole consacrarsi e anche se la frase potrebbe sembrare banale, è quanto mai veritiera. Putin è ad oggi impegnato in due opere, diametralmente opposte: da un lato la sua crociata contro il terrorismo (deus ex machina per controllare ancor meglio le piazze moscovite e di tutta la Russia), dal’ altro si occupa del ringiovanimento della c.d. vecchia guardia, l’obiettivo è di mettere al potere dei 40enni, nuovi, con un pensiero più malleabile, ma con la mente aperta. Lo Zar, in sostanza, vuole confermare il suo potere, anche se recentemente non si è mostrato fiducioso in vista delle future presidenziali. Vi sono quindi le due macro opposizioni: quella parlamentare, composta dai “comunisti”, e quella extraparlamentare, rappresentata dal popolare blogger Alexei Navalni, anch’egli acerrimo nemico del regime instaurato da Putin. Quest’ultimo, però, non si è potuto candidare alla luce di due condanne per appropriazione indebita.
L’eventuale ascesa al potere, dunque, per l’opposizione intra Duma potrebbe, però, fornire un’eccessiva dose di nazionalismo, con conseguente statalizzazione totale dell’economia che, a sua volta, rappresenta un’arma a doppio taglio: ripresa o collasso definitivo? Per quanto sia discussa, comunque, la figura dello Zar è fortemente carismatica e ha rialzato tantissimo la Russia in politica estera negli ultimi anni. Adesso, però, al Presidente dell’ex URSS toccherà sanare l’economia entro l’anno delle elezioni, o forse rischia davvero. Madre Russia chiama.
Francesco Raguni
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