La raccolta delle firme per il referendum sulla cannabis è cominciata dall’11 settembre, dopo il deposito della richiesta del 7 settembre presso la Corte di Cassazione, e il termine per aderire è il 30 settembre 2021. Dal 14 settembre è possibile sostenere il referendum anche senza essere provvisti di Spid o Carta d’Identità Elettronica. Non sono invece previsti banchetti.
A seguito del deposito della richiesta presso la Corte di Cassazione, è iniziata l’11 settembre la raccolta delle adesioni online al referendum volto alla legalizzazione della coltivazione per uso domestico della cannabis. La proposta ha avuto origine da giuristi e militanti, sotto la guida delle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione e Antigone, ed ha trovato il sostegno anche di alcune forze politiche (+Europa, Possibile e Radicali Italiani). L’iniziativa ha trovato subito positivo accoglimento, tanto è vero che nelle sole prime ventiquattr’ore ha raccolto già 100.000 firme, nel giro di cinque giorni arrivate a superare la soglia di 500.000. Per poter aderire all’iniziativa, fino al 14 settembre era necessario accedere al portale referendumcannabis.it con lo Spid o con la Carta d’Identità Elettronica; ora grazie a TrustPro, che offre un servizio di firma elettronica qualificata in UE al prezzo di tre euro, sarà possibile firmare anche senza esserne provvisti.
Passando al contenuto del quesito del referendum, che si riferisce al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, occorre illustrare che si propone di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative. Sul piano penale, innanzitutto si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione di qualsiasi sostanza, mantenendo invece le condotte di detenzione, produzione e fabbricazione che possono essere applicate per tutto ciò che non rientra nell’uso personale; secondariamente, si propone di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis, fatta eccezione per l’associazione finalizzata al traffico illecito. Sul piano amministrativo, invece, è proposta l’eliminazione della sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori, attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa.
Più precisamente, i cittadini italiani potranno successivamente esprimersi sul referendum, se verrà indetto, rispondendo al seguente quesito: «Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309, avente ad oggetto “Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione del relativi stati di tossicodipendenza” limitatamente alle seguenti parti: Articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva” ; Articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; Articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;”?».
Il comitato promotore ha inoltre rinnovato l’appello a firmare attraverso una nota e, aggiungendo anche un chiaro messaggio alle istituzioni: «Visto lo straordinario successo della campagna raccolta firme online, i promotori rinnovano l’appello al governo affinché non ci siano discriminazioni in termini di tempo per il deposito delle firme in Cassazione. La firma digitale è solo il primo passo, adesso occorre raccogliere i certificati elettorali di chi ha sottoscritto». Questo anche alla luce del fatto che, anche se la proposta di referendum è stata effettivamente sottoscritta da almeno 500.000 cittadini italiani maggiorenni, le firme saranno ora assoggettate ad un duplice controllo: il primo di natura meramente tecnica da parte dell’Ufficio centrale per il referendum, il secondo ad opera della Corte costituzionale relativamente all’ammissibilità delle richieste. Qualora entrambi questi controlli abbiano esito positivo, finalmente gli italiani potranno esprimersi sul quesito.
Per concludere, non si può certo negare l’evidenza: si nota una massiccia partecipazione del corpo elettorale anche a questa richiesta di consultazione referendaria, come avvenuto per l’altra recente relativa all’eutanasia legale (che ha raggiunto quota 900.000 firme dall’1° luglio ad oggi, attiva anch’essa fino al 30 settembre 2021). Pare essere un chiaro messaggio alle istituzioni da parte dei cittadini, i quali stanno manifestando la voglia di prendere parte al processo decisionale, mettendo in luce le proprie esigenze e il bisogno di farsi ascoltare dai governanti, in quanto membri della società.
Stefania Piva
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È nata e vive a Milano. È Avvocato, laureata in giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura dello Stato di Brescia, e si è specializzata presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università Statale di Milano. Da sempre appassionata di politica e giornalismo, ha scritto in precedenza per il giornale locale ABC Milano.