L’ex Ponte Morandi crolla il 14 agosto del 2018: sono 43 i morti, 16 i feriti, 566 gli sfollati delle case sotto il ponte. Un mese dopo, due le società indagate (Aspi e Spea) e uno, l’architetto Renzo Piano, colui che progetta la struttura che «dovrà durare mille anni».
É il ponte dei record. Costruito in meno due anni dalla tragedia che conta morti, feriti e sfollati, il nuovo viadotto San Giorgio, è il simbolo dell’Italia che se vuole, sa fare. Il cosiddetto “modello Genova” è, attualmente, l’obiettivo di quella semplificazione burocratica necessaria per dare al Paese le infrastrutture che merita.
É anche, però, il ponte degli operai quello che tornerà ad unire Genova, 1200 operai la forza lavoro impiegata. Non si sono mai fermati nemmeno durante l’emergenza Covid-19. Ed è a loro, nominandoli uno per uno, che la copertina del giornale genovese (Il secolo XIX) dedica la prima pagina di oggi. Famiglie divise, sudore e impegno: l’orgoglio di aver partecipato a una ricostruzione storica rappresenta, però, la ricompensa. I due anni appena trascorsi non sono sufficienti per far rimarginare il dolore per le 43 vittime.
Oggi il Capo dello Stato, infatti, incontrerà per la terza volta i loro familiari: «Vi ho voluti incontrare prima della celebrazione dell’opera affinché il nostro incontro sia un momento di raccolta e non di frastuono». Il nuovo ponte è la «causa del fallimento della manutenzione», come ha detto l’architetto Renzo Piano che è il creatore e il disegnatore del viadotto che ricuce le due montagne genovesi.
La cerimonia di inaugurazione inizia con la lettura dei nomi delle 43 vittime del crollo. Poi il silenzio intonato dai carabinieri e l’intervento del sindaco di Genova e commissario straordinario per la ricostruzione: «Possiamo dire oggi di aver fatto quello che avevamo promesso 18 mesi fa. Il primo pensiero va alle vittime e ai famigliari delle vittime. Il nostro messaggio per loro è molto semplice: queste cose non devono succedere più. Il secondo pensiero va ai cittadini di Genova: a coloro che hanno sofferto in silenzio. il terzo pensiero va a tutti i voi, a tutti quelli che hanno lavorato, alle 1200 persone che hanno sudato per 24 ore tutti i giorni. Si sono fermati soltanto il giorno di Natale e qualche giorno a causa dell’allerta maltempo. Un grazie va anche alle aziende che hanno contribuito a tutto questo, all’architetto Renzo Piano e al governo che con il decreto Genova ha messo su un modello di successo».
Seguono le parole del presidente della regione Giovanni Toti: «Questa ponte è l’apostrofo tra due frasi della lingua italiana ‘mai più’ e ‘sempre cosi’. Mai più, perché qui siamo davanti alle più alte cariche dello Stato, garanti dell’interesse pubblico. Ed è proprio nell’interesse pubblico che questo non dovrà accadere mai più. Sempre così, perché, il sacrificio di questi mesi non sia vano».
Prosegue il Senatore a vita e architetto Renzo piano: «Sono molto commosso, per questo dovrò cercare le parole giuste. In questo posto due anni fa ci siamo smarriti e qui ci ritroviamo per essere riconoscenti a quanti hanno contributo a realizzare l’opera. Hanno lavorato con rapidità, ma senza fretta. Questo è stato il più bel cantiere che io abbia mai avuto. Si è spesso parlato di miracolo, ma lasciamo stare i miracoli. Per costruire non ci vogliono i miracoli, ma un pò di magia. Costruire è l’opposto di distruggere. Bisognerebbe costruire più ponti e meno muri, perché i punti sono simbolo di pace. Io auguro a questo ponte, erede di una tragedia, di essere amato adottato dalla gente. Perché non è facile essere erede di un lutto, che si elabora sì, ma non si dimentica. Mi auguro che diventi parte della quotidianità di ognuno. E sono certo che accadrà, perché questo ponte è semplice ma forte, gioca con la luce e con il vento del mediterraneo. Grazie a questo ponte, infatti, tutti conosceranno la luce del Mediterraneo».
Infine, il discorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Il nostro pensiero è rivolto alle 43 vittime e ai loro familiari che mantengono vivo il ricordo dei loro cari. Il ponte sarà illuminato da 43 lampioni, uno per ogni vittima. Questo è il risultato del genio Italico. Il merito va alla squadra italiana che ha lavorato con fiducia e tenacia, mossa dalla necessità di ricostruire un opera che rappresenti un riscatto. Genova deve ripartire e lo fa da qui. Ringrazio il sindaco di Genova e il presidente della Regione, ringrazio operai e ditte tutte già richiamate dal sindaco. A causa della precedente concessione per la manutenzione del ponte l’interesse pubblico non è stato messo al primo posto e, a proposito, chi deve, pagherà. Oggi Genova riparte, fiera della sua operosità, così come ha fatto tante volte nel corso della sua gloriosa storia. Mi auguro che questo ponte riavvicini i cittadini di Genova e gli italiani tutti allo Stato e alle sue istituzioni».
La cerimonia contrassegnata da sobrietà e moderazione si conclude con la benedizione del ponte da parte del Mons. Marco Tasca, il taglio del nastro e l’omaggio delle frecce tricolore.
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità