Una tegola di non poco conto per la Sicilia, terra piena di mille contraddizioni e spesso vista come un luogo da cui dover andar via per cercare lavoro, fortuna e gloria altrove. I fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ben 450 milioni di euro, sono stati persi a causa di alcuni criteri non rispettati nei progetti per l’agricoltura – da 422 milioni di euro – bocciati dal Ministero dell’Agricoltura. Tutto questo ha chiaramente mandato su tutte le furie i sindacati degli agricoltori, che si occupano anche dei consorzi di bonifica e che ovviamente non hanno perso occasione per puntare il dito contro le strutture per l’erogazione idrica, ormai ritenute vetuste e obsolete e che necessitano quindi di un rinnovamento.
I politici, da Anthony Barbagallo, segretario del Partito Democratico in Sicilia, al presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, hanno detto la loro: Musumeci avrebbe puntato il dito cuna politica più a favore del centro-nord. Altro errore sarebbe la scelta dei tecnici atti alle verifiche, non idonei.
Andando a dare uno sguardo anche oltre, il segretario della Cisl di Palermo e Trapani, Leonardo La Piana, ha sottolineato come il Pnrr, pensato per le nuove generazioni, debba essere affrontato con criteri più moderni. In un articolo di Repubblica si parla di una “questione meridionale”, che, se non risolta, rischia di allargare sempre più il divario con la parte più sviluppata del Paese. La sfida si gioca su snellimento della burocrazia e maggiore efficienza delle pubbliche amministrazioni del meridione. Al momento, un’occasione sprecata e una problema a cui porre soluzione in tempi brevi, se si vuole puntare alla rinascita del sud e arginare il fenomeno della fuga di cervelli.
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