PAKISTAN, ASIA.
Le alluvioni che si sono abbattuti in questi tre mesi sulla nazione asiatica hanno causato danni all’ambiente ma anche tantissimi morti, tra cui tanti bambini. Erano trent’anni che non pioveva così tanto.
INONDAZIONI, ALLAGAMENTI E DISTRUZIONE
Erano trent’anni che in Pakistan non si verificavano monsoni del genere. Dopo tre mesi di piogge incessanti, un terzo del Paese vive uno dei peggiori incubi. L’acqua ha inondato abitazioni e campi rendendo tutto inagibile causando 33 milioni di sfollati. Ad oggi si contano quasi 2000 persone che hanno perso la vita, tra cui più di cento bambini.
Il Pakistan, oltre a ritrovarsi nella peggior catastrofe climatica della sua storia, deve fare i conti anche con una crisi alimentare già di suo critica. Con il Paese completamente sommerso dall’acqua, i terreni si sono ridotti a fanghiglia e melma distruggendo il raccolto coltivato. Ciò causerà quindi un aumento dei prezzi sul cibo anche causa di una non poco rilevante crisi politica da affrontare.
I soccorsi sono stati inviati in qualsiasi modo per mettere in salvo le persone che si ritrovano senza un posto dove stare. Il Pakistan è un Paese che conta più di 200 milioni di abitanti, solo la capitale Islamabad ne conta quasi 2,8 milioni, ma è anche uno dei più poveri e meno industrializzati. Ed è proprio che si interrogano i climatologi; nonostante le non elevate emissioni CO2, è un paese ad alto rischio di disastri naturali.
Tra l’altro, i territori del sud ovest asiatico sono inclini a fenomeni del genere, ed il cambiamento climatico ne aggrava le conseguenze. La capitale pakistana stanzia ogni anno 50 milioni di dollari per cercare di contenere, più che evitare, catastrofi di questo tipo, ma è evidente che non basta.
Secondo il Ministro delle Finanze Miftah Ismail, ci vorranno all’incirca dieci miliardi per riparare i danni subiti e circa una decina d’anni per la ripresa della nazione. L’intenzione per la ripresa economica del Pakistan è riaprire i canali commerciali con gli altri Paesi, tra cui anche la vicina India, nonostante i rapporti siano ancora freddi e tesi.
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.