Willy Monteiro Duarte era stato ucciso il 6 settembre 2020 in piazza Oberdan a Colleferro, in provincia di Roma. Il ragazzo era intervenuto in una rissa per aiutare un amico, ed era stato colpito dai quattro imputati (i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Belleggia e Pincarelli) con furia omicida: dall’autopsia era emerso che nessun organo interno era intatto, in particolare sul cuore risultava una lesione di ben 7 centimetri. Le persone che erano presenti in piazza Oberdan hanno subito indicato come autori del pestaggio i quattri imputati, che erano stati arrestati. A fronte di ciò, i Bianchi e Pincarelli erano stati trasferiti in carcere, mentre Belleggia aveva ottenuto gli arresti domiciliari.
Per l’omicidio di Willy Monteiro il pubblico ministero aveva chiesto l’ergastolo per i fratelli Bianchi, mentre per gli altri due ragazzi che avevano partecipato al pestaggio (Francesco Belleggia e Mario Pincarelli) erano stati richiesti ventiquattro anni di reclusione. Sono stati sentiti i testimoni, fra i quali l’amico di Willy, Samuele Cenciarelli, che ha dichiarato in aula: «Li ho visti infierire tutti e quattro su Willy, e per tutti loro avrei voluto l’ergastolo. Non hanno mai mostrato segni di pentimento. Willy è stato un esempio di coraggio e amicizia e spero di ispirazione per qualcuno più piccolo di noi. Il suo gesto non deve essere dimenticato. Di quel giorno ricordo tutto e non è vero come dice la difesa che non si vedeva nulla, che i lampioni erano spenti. Si arrampicano solo sugli specchi e spero che i giudici non ci credano».
La Corte d’Assise di Frosinone, per quanto attiene alle pene, ha accolto parzialmente le richieste per Belleggia e Pincarelli, interamente per i fratelli Bianchi: tutti e quattro gli imputati sono stati considerati colpevoli di omicidio volontario. Precisamente, Belleggia è stato condannato a 23 anni di carcere, Pincarelli a 21 anni. Invece, per i fratelli Bianchi è stato confermato l‘ergastolo. Inoltre, i giudici hanno disposto una provvisionale di 200.000 euro per i genitori di Willy, 150.000 per la sorella. La sentenza della Corte d’Assise è stata accolta da molti applausi da parte dei presenti in aula, mentre i quattro imputati hanno imprecato prima di essere stati condotti via dalla Polizia penitenziaria.
Stefania Piva
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È nata e vive a Milano. È Avvocato, laureata in giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura dello Stato di Brescia, e si è specializzata presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università Statale di Milano. Da sempre appassionata di politica e giornalismo, ha scritto in precedenza per il giornale locale ABC Milano.