L’inizio anno del 2025 ha rappresentato per milioni di donne e bambine irachene un ulteriore drastico passo indietro per la tutela dei loro diritti fondamentali. In Iraq è stata introdotta una nuova legge che abbassa l’età minima per il matrimonio a 9 anni.
Nell’agosto del 2024 il Comitato per i Diritti Umani del Parlamento iracheno ha avanzato una proposta di legge provocando numerose polemiche da parte di attivisti, figure religiose e organizzazione per la tutela dei diritti umani. Il Parlamento ha votato per il cambiamento della legge 188 il 20 gennaio 2025. Tale legge, entrata in vigore nel 1959, prevedeva il divieto di matrimonio per soggetti di età inferiore ai 18 anni. Considerata una delle leggi più progressiste del Medio Oriente, le nuove decisioni indebolirebbero questa legge sullo status personale poiché potrà essere applicata senza limiti giusti per la tutela delle bambine irachene.
La decisione votata dal Parlamento conferisce ovviamente maggiore potere alle corti islamiche sulle questioni familiari, infatti oltre il matrimonio, anche il divorzio e l’eredità sono state oggetto di cambiamenti. Le donne risultano completamente declassate in quanto non hanno diritto al divorzio, all’affidamento dei figli e all’eredità di famiglia. Il Parlamento aveva già affrontato due tentativi precedenti di modifica della legge nel 2014 e nel 2017. Oggi però i legislatori sciiti, seguaci della scuola di legge islamica Jaafari, hanno avuto la meglio. Sostengono che queste modifiche comporteranno un allontanamento dall’influenza occidentale e ovviamente un coordinamento maggiore tra principi islamici e legge civile dell’Iraq.
Al momento della sola proposta di legge mote associazioni in difesa dei diritti delle donne si sono mobilitate per denunciare quanto stava accadendo all’interno del loro paese. Già nel novembre del 2024 Raya Faiq, coordinatrice di un gruppo di associazioni di opposizione aveva rilasciato tali dichiarazioni la Guardian: “ Ma immagina se mia figlia si sposasse e il marito di mia figlia volesse far sposare mia nipote da bambina. La nuova legge glielo permetterebbe. Io non potrei oppormi. Questa legge legalizza lo stupro infantile”. Parole forti di una verità che non è stata ascoltata poiché gli eventi successivi hanno condotto alla modifica effettiva della legge.
Intisar al-Mayali, attivista e membro della Iraqi Women’s League, ha affermato dopo l’approvazione della modifica sulla legge: “avrà effetti disastrosi sui diritti delle donne e delle ragazze, attraverso il matrimonio delle bambine in tenera età, che viola il loro diritto alla vita come bambine e interromperà i meccanismi di protezione per il divorzio, l’affidamento e l’eredità per le donne”.
Il 20 gennaio 2025 si è tenuta la terza sessione nell’attuale legislatura del Parlamento iracheno. Il clima in cui si è svolto non ha rispettato le norme parlamentari, i regolamenti interni alla legge o la vigente costituzione irachena.
Nonostante la contrarietà di parlamentari, dell’opinione pubblica e di altri gruppi politici di opposta fazione si è portata avanti l’approvazione di tre leggi grazie all’Alleanza dell’Amministrazione Statale. Tale coalizzazione al governo ha agito in maniera ostinata nonostante molti parlamentari avessero espresso il loro chiaro dissenso lasciando la sessione in atto. Il motivo di tale azione è da attribuirsi non solo al clima caotico in cui è avvenuta la votazione, ma anche al metodo. Si è scelto di raggruppare i voti per le tre leggi in un solo voto a persona per tutte e tre, metodo ovviamente considerato poco equo. Per i fatti in questione è stata presentata una denuncia formale alla Corte federale per l’incostituzionalità della sessione svoltasi.
Considerando la situazione ICSSI (l’Iniziativa di Solidarietà con la Società Civile Irachena) si è espressa contro “l’emendamento alla legge sullo status personale n. 188 del 1959 e le altre leggi ad essa associate”. Si tratta di una coalizzazione che unifica le varie organizzazioni che lavorano quotidianamente per la tutela della società civile irachena. In un comunicato ufficiale online pubblicato subito dopo la notizia dell’approvazione della legge hanno affermato: ” non accetteremo lo sradicamento dei diritti che sono stati raggiunti per le donne irachene.”
Questa notizia conferma in negativo le condizioni sociali in cui vivono le donne e le bambine in Iraq. Purtroppo sappiamo non essere una novità, ma l’ennesima decisione per attaccare lo stato di diritto delle donne, e in questo caso ancora più grave delle bambine. Questa legge legittima lo stupro infantile, permette agli uomini di sposare delle bambine e abusare di loro, di fatto violando plurimi diritti umani fondamentali in forza di una interpretazione faziosa di una legge religiosa. Come conseguenze dirette di tale atrocità vi sono danni psicologici e fisici che le bambine irachene dovranno subire con l’attuazione di tale legge.
Il fenomeno delle spose bambine purtroppo entra in contatto con pratiche ancora più assurde. I dati confermano infatti la diffusione della mutilazione genitale femminile, pratica che viola i diritti fondamentali e che espone a rischi di salute di vario genere. Proprio il 6 febbraio è la giornata internazionale contro le pratiche di infibulazione e mutilazione. Dai vari dati raccolti in una sintesi dell’UNICEF del 2022 l’Iraq risulta uno dei paesi dove questa pratica ha un’incidenza importante.
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Alessia La Porta
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Nata a Taormina nel 2001 sotto il segno del toro che le ha conferito tanta pigrizia, ma anche caparbietà. Amante di tutto ciò che c’è di bello al mondo e delle belle lettere, dopo la maturità classica si è iscritta alla facoltà di lettere a Catania. Ha sin da piccola amato leggere e scrivere, passioni di cui non può fare a meno tanto da sperare un giorno di farne un lavoro. Sogna spesso troppo in grande, ma d’altronde, audantes fortuna iuvat, o no?