In Argentina è il Messi-Day. Tre reti della Pulce hanno regalato all’Albiceleste il biglietto d’andata per la Russia. L’Argentina ci sarà a questo mondiale, nonostante i tanti interrogativi che hanno preceduto gli ultimi due turni.
Non sono state qualificazioni semplici per gli uomini di Sampaoli. Più volte sono stati sull’orlo del precipizio e più volte l’hanno sfangata grazie al calciatore più importante: Leo Messi, proprio lui, che non smette mai di sorprende. Gli si chiedeva di prendere la sua nazionale per mano e portarla li dove meritasse, anche se di meriti, quest’Argentina, ne ha ben pochi. Per come ha affrontato queste qualificazioni sarebbe dovuta rimanere fuori, però c’è chi ha fatto peggio dall‘Albi e dunque il posto tra le migliori 32 del mondo è meritato.
Dopo i primi dieci minuti di Quito i fantasmi di una eliminazione avevano avvolto Buenos Aires in una coltre di paura. Lo svantaggio è durato poco, ma andare sotto dopo 36 secondi nella partita in cui ti giochi il mondiale è sinonimo di cattiva concentrazione, quella che probabilmente è mancata diverse volte in questi due anni e mezzo.
Tutto bene quel che finisce bene: Leo ne fa tre, di cui due di pregevolissima fattura, l’Argentina vince e vendica il ko dell’andata. Altre analisi sarebbero superflue. Cercare di spiegare il perché l’Argentina abbia fatto cosi fatica è un’impresa, ma non perché non lo si sappia fare, ma perché il calcio non è scienza e ci sono fattori che possono influire sulle prestazioni di una squadra. Anche perché l’Argentina non è una squadra, ma una serie di giocatori forti che vestano la stessa maglia. E quando i presupposti sono questi di tattica se ne evince ben poca, ed è solo su quella che possiamo basare le nostre analisi.
Inoltre l’Argentina è al mondiale, non ha vinto il girone, ma ha centrato l’obiettivo con 28 punti messi nel taschino della giacca. Che altro ci sarebbe da dire se non fare i complimenti per il risultato raggiunto.
È rimasto fuori, come da programma, il Cile che il mondiale non lo ha perso a San Paolo, ma lo ha perso nelle due sconfitte contro Paraguay e Bolivia del mese di settembre. Lo dicevamo, trovate tutto nei nostri archivi, il Cile aveva chiuso il suo ciclo con la Copa America vinta a Santiago nel 2015. Il massimo splendore lo aveva raggiunto al mondiale del 2014 e in quasi quattro non c’è stato il rinnovamento di quel gruppo. Segno di un decadimento dei settori giovanili cileni. A parte alcuni ragazzi che hanno avuto la possibilità di esplodere, vedi Felipe Mora, sono i pochi i giovani di qualità. E l’eliminazione è una conseguenza di tutto ciò: ciclo spremuto fino all’ultima goccia e nessun ricambio generazionale. Il Cile è fuori per questi motivi e non c’è altro da aggiungere. Pizzi si è dimesso, era lapalissiano che lo facesse, ma le sue colpe sono minime.
Benvenuto Perù. Che bello Perù. La Blanquirroja manca dal 1982. La qualificazione è ad un passo, il gol di Guerrero ha indirizzato la nazionale di Gareca verso lo spareggio con la Nuova Zelanda, che necessariamente non bisognerà prendere sotto gamba. Però il quinto posto è meritato come non mai. Il Perù era terzultimo, ha recuperato e ci ha creduto e alla fine ha portato a casa un preziosissimo risultato. La storia della Blanquirroja è opposta a quella del Cile. Con Gareca si è iniziato un ciclo importante: in nazionale sono arrivati giovani di talento che sono stati aggregati ai veterani. È un bel mix, fatto da gente esperta e anche da bella gioventù.
Al mondiale ci è andata anche alla Colombia, che per un attimo ha temuto il peggio. Brasile, carnefice del Cile nella notte di San Paolo (grande gesto di sportività dei Carioca che hanno giocato con il coltello tra i denti) e Uruguay erano già qualificati.
Male il Paraguay che aveva riaperto il discorso qualificazione con la vittoria in Cile e con la vittoria in Colombia, ma è mancato nelle partite interne. Nella gara contro il Venezuela è mancato il piglio decisivo per fare quella rete che avrebbe suonato la carica e avrebbe dato la qualificazione. Il muro eretto da Fariñez ha bloccato Cardozo e i suoi compagni. Piccola parentesi sulla Vintotino: Dudamel è stato confermato e proseguirà il suo lavoro. Il Venezuela aveva come obiettivo di queste qualificazioni formare un gruppo, iniziare un ciclo. A guardare i calciatori che provengono dalla Sub-20 pare proprio che ci siano riusciti. Attendiamo il 2019 per tirare le somme, perché se le premesse sono quelle viste nelle ultime quattro giornate, fate spazio li davanti che al prossimo giro un posto sarà la del Venezuela.
Qualificate: Brasile, Uruguay, Argentina, Colombia
Spareggio: Perù
Eliminate: Cile, Paraguay, Ecuador, Bolivia, Venezuela
Risultati ultima giornata
Paraguay-Venezuela 0-1
Brasile-Cile 3-0
Ecuador-Argentina 1-3
Perù-Colombia 1-1
Uruguay-Bolivia 4-2
Fonte foto: http://www.conmebol.com
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Categoria: Sport
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