Il tema dell’immigrazione è uno di quelli più in discussione, oggi immiserito alla sterile polemica su ‘porti chiusi o porti aperti’ e artatamente asservito a ragioni di raccolta di consenso democratico.
Se da un lato il nostro Paese non può essere morbido con un’accoglienza senza limiti dall’altro dovrebbe realizzare un piano di integrazione completa per i flussi che si riescono ad ospitare.
MI davvero non comprende le politiche di chi con il semplice “apriamo i porti” si sentono appagati della loro generosità senza invece guardare un attimo dopo a persone ammassate in lager di accoglienza o che vivacchiano nella illegalità nelle periferie e nelle stazioni delle grandi città.
MI non comprende neanche chi indica la strada delle “chiusura dei porti” senza poi soffermarsi sulla necessità di interi reparti imprenditoriali che dall’agro-alimentare, alle fonderie fino alla edilizia si alimentano SOLO di persone che sono extra-comunitarie.
E allora è semplice valutare come in altri Paesi europei più decisi nella scelta e nella gestione appaiano migliori le politiche di supporto, anche economico, e di inserimento. Maggiori le opportunità, anche lavorative.
L’Italia ha tanto da dare e tanto potrebbe ricavare in termini di arricchimento culturale da adeguate politiche di inclusione.
Il vero problema, infatti, non è quello dell’immigrazione in sé, fenomeno antico che forgia da sempre la cultura dei Popoli, ma quello dell’integrazione, che costituirebbe un’innegabile opportunità per l’Italia, sotto il profilo della crescita culturale, della forza lavoro, e dello sviluppo economico.
Non è civiltà quella che costruisce ghetti e baraccopoli né accogliere nelle stazioni centrali delle grandi città.
Per fare fronte alle emergenze connesse al flusso straordinario di migranti nel Paese e consapevole della forte esigenza di un ragionevole bilanciamento tra quel dovere dell’accoglienza che è nella tradizione identitaria nazionale da sempre e il legittimo diritto alla sicurezza interna, è necessaria un’opera sinergica e di leale cooperazione internazionale.
Nel rispetto dei diritti fondamentali che spettano all’Uomo in quanto tale, e non in quanto cittadino, le braccia dell’accoglienza siano le braccia dell’Europa intera, che si attivi finalmente come Comunità dei Popoli.
Meritocrazia Italia chiede di riqualificare l’approccio alla problematica secondo obiettivi di sviluppo strategici e sostenibili, attraverso una concreta individuazione delle potenzialità di inserimento in termini di domanda e offerta di lavoro, predisponendo percorsi di inserimento e formazione anche alle collettività agevolanti, che consentano di raggiungere una piena e fruttuosa integrazione che garantisca i diritti di tutti.
Invoca un impegno serio in termini di gestione condivisa della fase di transito verso altri Paesi, sia in termini di miglioramento della capacità ricettiva e di integrazione da parte di ciascuno Stato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare a far parte della redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail redazione@vocidicitta.it. L’elaborato verrà poi letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.