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Manifestazioni a Hong Kong: cosa sta accadendo?
29 Giugno 2019
EsteraBest politik

Manifestazioni a Hong Kong: cosa sta accadendo?

Home » Best politik » Estera » Manifestazioni a Hong Kong: cosa sta accadendo?

“Questa è Hong Kong, non è Cina”. Così recitano gli striscioni della manifestazione. Una chiara dimostrazione del malcontento della popolazione dell’ex colonia inglese. Un malcontento che, provato da oltre il 30% degli abitanti, si sta scaricando su Carrie Lam, la leader filo-cinese che, ad ora, è la persona più odiata a Hong Kong.

Gli abitanti di Hong Kong parlano chiaro: niente estradizione

Uno dei motivi per cui Carrie Lam è sulla bocca di tutti i suoi connazionali sarebbe la legge sull’estradizione. Una legge che, per definizione, porterebbe a una collaborazione tra Cina e Hong Kong per consegnare da uno Stato all’altro le persone su cui penderebbe un’azione penale o una condanna.

Un’opzione che però non porterebbe i due paesi a collaborare solo contro i criminali. Infatti, in parte, potrebbe riversarsi contro gli stessi abitanti di Hong Kong: cosa sicuramente non gradita ai gruppi pro-democrazia che, giorno dopo giorno, scendono sempre di più tra le piazze e le strade a manifestare.

L’ultima protesta ha contato ben due milioni di persone. Carrie Lam si è scusata più di una volta con la popolazione, ma non basta: tutti vogliono le sue dimissioni. Non è dunque la legge sull’estradizione a preoccupare, ma la poca fiducia nei confronti del governo cinese. E una leader filo-cinese, in questo contesto, non prende facilmente il favore del popolo.

Carrie Lam non vuole ascoltare i manifestanti

La governatrice rifiuta di arrendersi, tanto da non voler ritirare la legge sull’estradizione. Tuttavia, al momento. ha deciso di sospenderla. Scelta per cercare un “dialogo” con i cittadini, che, però, sono chiari su un punto: non essere cinesi, ma essere sempre più indipendenti. Nessuna collaborazione, nessun patto di amicizia, nessun governo cinese: Hong Kong deve essere autonoma.

Le manifestazioni non sono solo violente, come gli scontri con la polizia. Molti gruppi rivendicano manifestazioni pacifiche, quali ad esempio i picnic con cui circondare il parlamento. Seguono poi segnali forti, come il leader del “movimento degli ombrelli” Joshua Wong, che chiama a gran voce tutti i dissidenti a scendere in piazza, a crescere sempre più di numero e mantenere Hong Kong semi autonoma.

La ragione è una: la legge sull’estradizione darebbe troppo potere ai leader al potere, dando la possibilità di sbarazzarsi di politici oppositori. E questo, quindi, farebbe pensare a una manovra per eliminare la concorrenza: motivo per cui Carrie Lam è stata giudicata e odiata. Il suo mandato scadrà tra tre anni, ma per tutto questo tempo sarà difficile riuscire a mantenere una tale posizione.

Perché è stata proposta una legge simile?

La proposta dell’estradizione sarebbe stata avanzata in seguito al caso del giovane Chan Tong-Kai, accusato di aver ucciso la fidanzata, per poi rifugiarsi a Hong Komg per non essere soggetto alle leggi cinesi. Un episodio che, secondo gli oppositori, sarebbe solo una scusa. La paura, infatti, è che possa essere solo un alibi per “perseguitare” non solo criminali, ma anche cittadini e politici. Inoltre, per molti, se la legge dovesse passare, sarebbe il primo passo verso una Hong Kong sempre più cinese. Un duello mediatico e di ruoli che sembra non avere fine.

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