“Questa è Hong Kong, non è Cina”. Così recitano gli striscioni della manifestazione. Una chiara dimostrazione del malcontento della popolazione dell’ex colonia inglese. Un malcontento che, provato da oltre il 30% degli abitanti, si sta scaricando su Carrie Lam, la leader filo-cinese che, ad ora, è la persona più odiata a Hong Kong.
Uno dei motivi per cui Carrie Lam è sulla bocca di tutti i suoi connazionali sarebbe la legge sull’estradizione. Una legge che, per definizione, porterebbe a una collaborazione tra Cina e Hong Kong per consegnare da uno Stato all’altro le persone su cui penderebbe un’azione penale o una condanna.
Un’opzione che però non porterebbe i due paesi a collaborare solo contro i criminali. Infatti, in parte, potrebbe riversarsi contro gli stessi abitanti di Hong Kong: cosa sicuramente non gradita ai gruppi pro-democrazia che, giorno dopo giorno, scendono sempre di più tra le piazze e le strade a manifestare.
L’ultima protesta ha contato ben due milioni di persone. Carrie Lam si è scusata più di una volta con la popolazione, ma non basta: tutti vogliono le sue dimissioni. Non è dunque la legge sull’estradizione a preoccupare, ma la poca fiducia nei confronti del governo cinese. E una leader filo-cinese, in questo contesto, non prende facilmente il favore del popolo.
La governatrice rifiuta di arrendersi, tanto da non voler ritirare la legge sull’estradizione. Tuttavia, al momento. ha deciso di sospenderla. Scelta per cercare un “dialogo” con i cittadini, che, però, sono chiari su un punto: non essere cinesi, ma essere sempre più indipendenti. Nessuna collaborazione, nessun patto di amicizia, nessun governo cinese: Hong Kong deve essere autonoma.
Le manifestazioni non sono solo violente, come gli scontri con la polizia. Molti gruppi rivendicano manifestazioni pacifiche, quali ad esempio i picnic con cui circondare il parlamento. Seguono poi segnali forti, come il leader del “movimento degli ombrelli” Joshua Wong, che chiama a gran voce tutti i dissidenti a scendere in piazza, a crescere sempre più di numero e mantenere Hong Kong semi autonoma.
La ragione è una: la legge sull’estradizione darebbe troppo potere ai leader al potere, dando la possibilità di sbarazzarsi di politici oppositori. E questo, quindi, farebbe pensare a una manovra per eliminare la concorrenza: motivo per cui Carrie Lam è stata giudicata e odiata. Il suo mandato scadrà tra tre anni, ma per tutto questo tempo sarà difficile riuscire a mantenere una tale posizione.
La proposta dell’estradizione sarebbe stata avanzata in seguito al caso del giovane Chan Tong-Kai, accusato di aver ucciso la fidanzata, per poi rifugiarsi a Hong Komg per non essere soggetto alle leggi cinesi. Un episodio che, secondo gli oppositori, sarebbe solo una scusa. La paura, infatti, è che possa essere solo un alibi per “perseguitare” non solo criminali, ma anche cittadini e politici. Inoltre, per molti, se la legge dovesse passare, sarebbe il primo passo verso una Hong Kong sempre più cinese. Un duello mediatico e di ruoli che sembra non avere fine.
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