BRUXELLES – Al momento l’embargo economico europeo ai danni della Russia è destinato a prolungarsi per altri sei mesi. Questa è la decisione presa il 21 giugno dai rappresentanti permanenti presso l’Unione Europea dei 28 Stati membri, frutto in primo luogo delle pressioni di Polonia e Paesi baltici, restii a cambiare rotta fino a quando gli accordi di Minsk non saranno pienamente rispettati. Se l’invasione della Crimea e il superamento dei confini ucraini vengono considerati all’unanimità come violazioni dei trattati internazionali, esistono tuttavia delle sfumature fra le posizioni di alcuni diplomatici.
L’Italia, infatti, sostenuta dalla Francia, non ha ostacolato il via libera “tecnico” definito a Bruxelles, ma ha richiesto che l’approvazione “politica” definitiva si realizzi soltanto dopo il vertice europeo previsto per il 28 e il 29 giugno. L’ambasciatore Maurizio Massari ha definito questa come «una linea rossa» per la posizione italiana, la quale vorrebbe legare le sanzioni economiche a un approccio complessivo, del più alto livello politico possibile, da parte dell’UE.
A parte tale rallentamento, il percorso per la proroga delle misure contro il Paese guidato da Vladimir Putin non pare comunque essere messo in discussione. Emerge chiaramente, semmai, una dicotomia all’interno dei 28, fra chi vorrebbe una linea sempre più dura nei confronti della Russia e chi, al contrario, cercherebbe di lavorare per una normalizzazione delle relazioni. Fino a metà gennaio 2017, comunque, la situazione rimarrà probabilmente stabile; successivamente a quella data si capirà con maggior chiarezza quale posizione avrà prevalso.
Lorenzo Guasco
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