È passato più di un anno dall’inizio della pandemia di COVID-19. Abbiamo ancora chiare le parole dell’ex Presidente Giuseppe Conte quando in diretta tv annunciava il lockdown totale, un aspetto del tutto nuovo alla società italiana. Da quel momento, le nostre vite non sarebbero state più le stesse, da quel momento, per l’Italia, tutto sarebbe radicalmente cambiato in ogni suo aspetto.
A distanza di un anno però la situazione appare ancora ingarbugliata, confusa e ricca di incertezze: incertezze sulle varianti del virus, incertezze sui vaccini dovuta sia agli scarsi approvvigionamenti, sia ad una sfiducia generalizzata, incertezze, infine, circa le riaperture annunciate. Tali riaperture, annunciate dal Presidente Mario Draghi, arrivano dopo una serie di dure proteste di piazza, da parte di ristoratori, partite Iva ed in generale di tutto il settore commerciale.
Dopo la notizia dell’arrivo dei vaccini, tutti avevano sperato, finalmente, di poter vedere la famosa luce in fondo al tunnel, ma purtroppo così non è stato. Sui vaccini si è abbattuta l’incertezza dovuta alle mutazioni del virus che hanno fatto sobbalzare il mondo scientifico, adesso impegnato a scoprire l’efficacia dei vaccini anche con le varianti attualmente presenti.
Molteplici sono state le rassicurazioni, i vaccini sembrano esser efficaci anche con le varianti: “Vorrei farvi notare che varianti virali emergono continuamente e, fino a prova contraria, non rappresentano un pericolo.” Afferma così, il dottor Roberto Burioni, virologo molto conosciuto in Italia. Sospiro di sollievo. La vaccinazione va avanti in tutta la penisola italiana, ma proprio quando tutto sembrava procedere nella giusta direzione, gli ingranaggi si inceppano di nuovo.
Uno dei più grandi problemi è legato all’approvvigionamento dei vaccini: troppe dosi da produrre e pochi impianti a disposizione. L’altro problema è invece causato dalla sfiducia che si è generata a causa di presunte gravi reazioni avverse al vaccino dell’azienda Astrazeneca e recentemente al vaccino Johnson&Johnson, di cui la stessa EMA (l’agenzia europea per i medicinali) sembra non saper dare risposte chiare e rassicuranti alla popolazione.
Sulla questione approvvigionamenti il commissario straordinario per l’emergenza, Francesco Figliuolo, ha dichiarato che non ci saranno particolari problemi. Ma è sulla questione Astrazeneca che la situazione sembra esser molto delicata nonostante le rassicurazioni del mondo scientifico che ribadisce con forza la totale efficacia e sicurezza del vaccino anglo – svedese.
Il danno però, appare oramai irreparabile. Nelle regioni italiane sono molte le disdette, lo stesso presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha dichiarato che: “In Sicilia l’80% dice no ad Astrazeneca”. Un bel guaio, una bella gatta da pelare che, numeri alla mano, sta costituendo un grosso rallentamento al prosieguo della campagna vaccinale.
Nei prossimi giorni le principali istituzioni sanitarie, come l’EMA, dovranno fornire spiegazioni chiare e rassicuranti per evitare che la campagna vaccinale subisca un blocco totale.
Ma se sulla questione vaccini vi è incertezza e sfiducia, è il lato economico a preoccupare ulteriormente. I governi Conte prima e l’attuale governo Draghi adesso, hanno dovuto effettuare pesanti manovre finanziarie miliardarie a tal punto che oramai la parola “ristori” indicata per aiutare i settori commerciali, è divenuta costante nell’uso del linguaggio quotidiano.
Anche su questa tematica il governo italiano deve far fronte ai molteplici disagi scoppiati recentemente. Per molti ristoratori e commercianti in genere, tali manovre risultano essere inadeguate, sono in tanti, infatti, a chiedere di poter lavorare, sono in tanti a voler riaprire in sicurezza.
Ed è proprio sulle riaperture che si gioca la partita più importante. Proprio qualche giorno fa, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato una graduale riapertura a partire da maggio, la notizia è però stata accolta tiepidamente dal mondo commerciale che, in preda alla sfiducia e all’incertezza della situazione, teme di vedere cancellata l’imminente stagione estiva che darebbe loro una vitale boccata d’ossigeno.
L’Italia arranca ed il quadro appare molto incerto. Tra zone bianche, gialle, arancioni e rosse, la popolazione sembra aver accettato il rischio di contagio, sono in molti a chiedere un ritorno alla normalità, normalità che purtroppo, in questa precisa fase ha un duro prezzo da pagare.
Il quadro appare quindi molto incerto per una situazione sanitaria, sociale ed economica che non accenna a dar segnali di netto miglioramento come sta accadendo nel Regno Unito e in Israele, dove la campagna vaccinale inizia a dare i propri frutti. A questo punto le prossime settimane saranno cruciali per un lento ritorno alla normalità, quello che però tutti temono è che i continui intoppi possano far slittare di un altro anno l’agognata normalità.
Intanto, ogni giorno la Protezione Civile italiana, con il suo bollettino oramai divenuto parte integrante della nostra quotidianità, ci ricorda che centinaia di vite umane ci lasciano nell’incertezza più totale e, per citare un celebre film: “i morti sanno soltanto una cosa: che è meglio essere vivi.” Il virus è ancora tra noi, sta a noi non rassegnarci alla sua presenza.
Benito Rausa
Fonte immagine: pixabay.com
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