Troppo spesso in Italia si è soliti criticare la politica e la sua classe dirigente, a volte per cause addirittura immotivate. Ma dietro quelle che possono sembrare ragioni fondate si cela, invece, l’inconsapevolezza di essere in qualche modo colpevoli.
È tutta questione di punti di vista: le poltrone, le scrivanie, i congressi e le strette di mano. E un unico comune denominatore: l’appellativo di “ladri” e “incompetenti” lanciato così, quasi a caso tra la folla che inneggia contro tutti. È la politica dei se e dei ma, senza fronzoli e spesso denigrata. La politica che non può andare avanti per colpa dei suoi rappresentanti? Ebbene no: per colpa di tutti. Perché «l’uomo è un animale politico» Aristotele aveva ragione. E, secondo Platone, per conoscere la vera natura dell’uomo bisognava studiare l’individuo nella vita pubblica, quella che, per intenderci, ad Atene era rappresentata dall’amministrazione degli organi della città. Si smetta pure, insomma, di fare i qualunquisti: la politica non è una buffonata, anzi è fondamentale. La stessa natura umana appartiene ad essa e non si può rigettarla. Ma, esattamente, quando si può parlare di “arte di governare” e quando, invece, di tifo?
Già, perché se in Italia il calcio è la più grande forma di divertimento, la stessa politica è un’infinita partita di pallone, con squadre e tifosi in aggiunta. E no, «quando c’era il duce» i treni non passavano in orario e non si dormiva con la porta aperta: quello lo si può ancora fare d’estate. E da quando «i comunisti mangiano i bambini»? Nello stivale o si è rossi o si è blu, senza contare scudi crociati, falci e martello. Così non si va da nessuna parte: si alimentano solo malumori e noiosissimi discorsi di circostanza. «In Italia i politici sono tutti ladri», allora forse è meglio dormire con le porte chiuse, no? I politici non sono ladri: noi tutti i cittadini lo siamo, allo stesso modo in cui si è i responsabili dell’attuale situazione economica del Paese e non si può far finta di nulla; non c’è più amore per la propria terra e per le proprie origini. Lo si conferma al momento del voto: si prediligono gli amici degli amici, o un parente, anche lontano, che può ricambiare il favore al momento del bisogno. O perfino il tizio con il taglio di capelli migliore: non sia mai che chi governi sia brutto e fuori moda!
Quindi, di cosa ci si lamenta? Sarebbe interessante scoprirlo. Ma il mondo va così: la polemica viene prima di tutto, sempre pronti a criticare chi poco prima si supportava. Basta poi affermare che «la classe politica è tutta corrotta» e il gioco è fatto: mani pulite, lavate e non riguarda più sé stessi. Governare, invece, è una cosa seria e dovrebbe essere al primo posto tra le materie insegnate a scuola. Forse anche prima del francese: senza nulla togliere ai cugini d’oltralpe, «pardon»! E se l’uomo non è un uomo senza vita pubblica, non si è italiani senza politica: ma d’altra parte che Paese è l’Italia, se non una grande pizza? Pomodoro, mozzarella, funghi, olive e la politica in mezzo. «Tanto non ci riguarda»: mangiamo.
Antonio Torrisi
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