Potrebbe sembrare una domanda retorica dalla risposta scontata, ma le differenze, non solo dal punto di vista geografico, che demarcano la distinzione tra Germania Est e Germania Ovest sono tutt’oggi parecchie. E allora è lecito chiedersi se per la parte orientale sia valida la stessa cultura europea che oggi noi tutti diamo per scontata nel nostro Paese.
A Dresda, nel cuore dello stato tedesco che una volta apparteneva all’Unione sovietica, si sono verificati sempre più spesso casi di aggressione verso profughi e cittadini di origine straniera, mentre il consenso del partito Alternative für Deutschland si fa sempre maggiore, portandolo ad essere una forza politica ampiamente riconosciuta nella regione della Sassonia. Lo scorso 3 ottobre, in occasione della ricorrenza della riunificazione tedesca avvenuta nel 1990, celebrata a livello nazionale proprio a Dresda, un gruppo di cento militanti di estrema destra è riuscito oltraggiare il significato della giornata organizzando una manifestazione di contestazione contro Angela Merkel. Un’analisi condotta nel settembre scorso dal governo tedesco ha rivelato come la percentuale di intollerenza verso i migranti, la xenofobia e i casi di aggressione si verifichino con una frequenza molto più alta in alcuni land piuttosto che in altri. Secondo la statistica, nella Germania Occidentale avvengono in media 10,5 casi di attacchi ai danni di stranieri per ogni milione di abitanti; nel Meclemburgo-Cispomerania 58,7; nel Brandeburgo 51,9, in Sassonia 49,6.
Non solo dal punto di vista politico e culturale, ma anche da quello economico, le due facce della stessa medaglia sembrano non combaciare: secondo un dato risalente al 2014, infatti, le differenze di reddito pro capite in media tra un abitante delle due parti della nazione sono ancora nettissime (un cittadino della Germania ex comunista guadagna in media un terzo in meno rispetto a un cittadino della parte Ovest). Sembra evidente come certe differenze sostanziali, sviluppatesi dal secondo dopoguerra fino al 1990, siano ancora rimaste nella mentalità collettiva, segnando gli effetti di un’evoluzione non omogenea del Paese.
Una teoria filosofica dello studioso Ágnes Heller prova a spiegare il perchè di certe tendenze ultranazionaliste così radicate in certe aree geografiche appartenenti alla parte Est. Secondo l’intellettuale, il fenomeno del nazismo al termine nella parte Occidentale della Germania venne analizzato a fondo una volta terminata la guerra, consentendo di studiarne le cause e di sradicarne ogni residuo ideologico. A partire dalla Berlino Est, invece, la questione fu affrontata nei luoghi del sapere in maniera molto più superificiale, quasi si fosse trattato di un fenomeno storico, culturale e politico irrilevante. E forse queste sono le conseguenze.
Francesco Laneri
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