Non si sentiva parlare di Nicolas Sarkozy dal 6 maggio 2012, giorno in cui è stato sconfitto al secondo turno delle elezioni presidenziali da François Hollande: un esponente del partito socialista ritornava al Palazzo dell’Eliseo dopo ben 17 anni, risultato storico per la sinistra francese. In realtà, l’ex presidente oltre a essersi occupato dei numerosi guai personali con la giustizia, è tornato lo scorso novembre a capo dell’Ump, maggiore partito di destra europeista francese, iniziando a occuparsi della campagna elettorale in vista soprattutto delle elezioni presidenziali del 2017.
L’Ump ha cercato di combattere il dilagante Front National, guidato da Marine Le Pen, cercando di riprenderne i punti principali e puntando molto sull’importanza della moneta unica europea per il rilancio dell’economia francese: a giudicare dai risultati delle elezioni dipartimentali dello scorso 21 marzo, sembra che abbia imboccato la strada giusta. Sarkozy e il suo partito hanno ottenuto il 29% dei consensi, superando l’estrema destra del FN, ferma al 25%, nonostante fosse favorita nei sondaggi. I socialisti hanno, invece, limitato i danni totalizzando un 21% dopo il risultato catastrofico delle elezioni europee dello scorso anno, dove avevano ottenuto solo il 14% dei voti.
Cerchiamo di dare una motivazione a questi numeri: innanzitutto, l’Ump ha allargato i propri consensi grazie all’alleanza con i centristi dell’Udi, senza i quali Sarkozy e colleghi avrebbero guadagnato soltanto il secondo posto, alle spalle del Front National. Quest’ultimo, pur avendo guadagnato dieci punti percentuali in più rispetto al primo turno delle elezioni del 2011, non è riuscito a guadagnare il primato previsto dai sondaggi. Ciò può essere spiegato tramite un paragone con il partito anti-europeista di Alexis Tsipras in Grecia, la quale, pur avendo ricevuto consensi in larga scala tra gli elettori, sta incontrando serie difficoltà nel mettere in atto le riforme promesse per via dei veti imposti dall’UE. Il partito del primo ministro, Manuel Valls, paga invece un’eccessiva frammentazione interna, facilmente riscontrabile nella presenza di innumerevoli liste che hanno negato a molti candidati socialisti di presentarsi al ballottaggio.
Domenica 29 marzo, i francesi sono chiamati alle urne per il secondo turno delle elezioni dipartimentali: nonostante tutto, i tre leader sembrano lasciare molta libertà di scelta ai propri elettori. Comunque andrà, una cosa è certa: quella cartina abbondante di tonalità rosa, caratteristica del partito socialista, lascerà spazio ad altri colori come il blu scuro del Front National, e, soprattutto l’azzurro dell’Ump, il cui presidente già sogna di tornare a capo della Repubblica Francese.
Claudio Pennisi
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