Iran, addio al presidente iraniano Ebrahim Raisi, uno dei più discussi della politica iraniana. Il 19 maggio del 2024 Ebrahim Raisi e il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian erano rimasti vittime di un incidente in elicottero. Da subito si è sparsa la notizia delle scarse probabilità di salvataggio da parte dei soccorsi a causa della nebbia.
Il convoglio composto da tre elicotteri, dove oltre al presidente e al ministro viaggiavano anche un imam, un governatore locale ed altri funzionari, è stato costretto ad un atterraggio di emergenza nella regione di Jolfa, al confine con la frontiera dell’Azerbaigian. Solo uno dei tre elicotteri è riuscito ad arrivare a destinazione. Nonostante le preghiere della popolazione esortati dalla’genzia di stampra iraniana Fars e i soccorritori sul posto, ma non c’è sttato nulla da fare. Il veicolo è stato ritrovato bruciato e non c’erano segnali di vita delle persone che vi viaggiavano.
Ebrahim Raisi nasceva nel 1960 a Mashdad, in Iran. Era considerato da molto l’erede ideale di Khamenei, l’attuale ayatollah del Paese asiatico. In Iran, infatti, il presidente della nazione non è la pùà alta carica politica, ma lo è difatti l’ayatollah. Grande estimatore della preghiera del venerdì, la Jumu’a, dove i credenti ogni venerdì iniziano a pregare dopo mezzogiorno, ha subito critiche dopo la morte di Mahsa Amini.
Come presidente, infatti, era considerato tra i più rigidi e intransigenti, forse dovuta alla sua laurea in diritto islamico, ed un ultraconservatore. Tra il 1981 e il 1985 diviene prima procuratore di Karaj e poi di Hamadan, in seguito diverà vice procuratore di Teheran. Trasferendosi, così, nella capitale iraniana.
Facente parte del gruppo rivoluzionario iraniano di Khomeini, secondo l’attivista Hossein-Ali Montazeri il defunto presidente si macchiò di alcuni crimini. Nel 1988 fu uno dei responsabili dell’esecuzione di alcuni prigionieri politici durate per più di cinque mesi. E inoltre insieme ad altre tre persone incluso l’imam Khomeini fece parte del “comitato della morte”. Un gruppo che aveva come obiettivo di processare tutti gli oppositori politici dopo la fine della guerra con l’Iraq.
Tutte queste uccisioni furono definite come “un atto di violenza senza precedenti nella storia iraniana”. Si stiamno che il numero delle esecuzioni varia da 8000 fino a 30000. E nel 2019 subì una sanzione da parte degli Stati Uniti per violazione dei diritti umani.
Foto: Il Post
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.