Referendum del 4 dicembre, riforma e non solo: a lasciar capire, infatti, le conseguenze che un “sì” o “no” avrà non esclusivamente sulla Costituzione – secondo quanto riporta repubblica.it – ma anche sull’economia (italiana e mondiale), è Norihiro Fujito, senior investment strategist presso Mitsubishi UFJ Morgan Stanley Securities. Come reagiranno i mercati mondiali all’esito del quesito referendario, tra l’altro vicino al vertice OPEC (dieta tra i Paesi produttori di petrolio)? A detta del co-direttore del Financial Times (quotidiano economico britannico di spessore internazionale) Wolgang Münchau, la vittoria del “no” e una consequenziale sconfitta del Governo guidato da Matteo Renzi comporterebbe conseguenze disastrose sull’economia del Belpaese. Per Wolf von Rotberg, analista economico di Deutsche Bank (banca tedesca tra le più importanti al mondo), il referendum «servirà a impostare il tono per il 2017 sul clima politico e gli investimenti – riporta repubblica.it – in Italia e in Europa».
Secondo le stime dell’agenzia finanziaria degli Stati Uniti d’America, la debacle di Renzi in ambito referendario non sarebbe un fatto così disastroso. Il New York Times, invece, si erge supra partes, affermando che il vero problema dell’Italia è da ravvisare nella poca stabilità e solidità della banche (e non in una eventuale modifica del dettato normativo di alcune parti della Costituzione), in quanto spesso costrette a lavorare con società – definite dal suddetto “zombie” – incapaci di restituire il denaro prestato. A proposito di banche, come non menzionare il parare della Goldman Sachs Group (una delle più grandi banche d’affari e investimenti azionari al mondo): una sconfitta del “sì” sarebbe un mero sopravvenire di rischi per le banche più deboli e piccole. Il Wall Street Journal analizza il referendum invece sfruttando una diversa chiave di lettura, descrivendolo come una sorta di fiducia che gli italiani daranno a Renzi in merito alle sue capacità di far rialzare l’economia dello Stivale. Dopo la Brexit e l’elezione di Trump, un “no” potrebbe far affondare ancor di più sia i titoli bancari italiani che l’euro. In un ipotetico scenario futuro che vede il Governo Renzi cadere, il Wall Street Journal elegge come unica soluzione l’istituzione di un governo tecnico, non troppo schierato politicamente e composto ad hoc per risanare l’economia nazionale. Tuttavia, proprio l’ex leader di un governo tecnico, Mario Monti, avrebbe bocciato l’idea sopra citata.
Münchau, inoltre, ha spiegato come una sconfitta del governo nazionale rappresenterebbe un’altra vittoria dei populismi di destra che, peraltro, non solo vanno affermandosi in tutta Europa, ma rischiano di ledere l’integrità dell’UE dato che i maggiori esponenti dei partiti promotori di questa corrente di pensiero, quali Theresa May e Marie Le Pen, hanno tra i punti cardine dei loro programmi politici l’uscire dall’Unione Europea. La moneta comunitaria (€) potrebbe quindi divenire una moneta fantasma: e se il Financial Times vede il tracollo totale dell’UE nell’eventuale vittoria della Le Pen in Francia, ardua sostenitrice di una futura rinascita del Franco e promotrice di un patriottismo (forse) obsoleto, il Wall Street Journal delinea nell’ipotesi di un eventuale ascesa all’Esecutivo del Movimento 5 Stelle un passo fondamentale per il tracollo dell’organo comunitario, in quanto non solo essi vogliono l’Italexit, ma farebbero destabilizzare tutto il Sud Europa portando al crollo dei principali indici europei fino al 20%. Del resto anche gli altri partiti oppositori del Partito Democratico (La Lega, per citarne uno, con a capo Matteo Salvini) hanno come obiettivo l’abbandono dell’euro-zona. A quale quotidiano daranno ragione le urne?
Francesco Raguni
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