Divisioni e scissioni di varia natura all’interno dei partiti politici che svolgono un ruolo di primo piano nella c.d. Terza Repubblica non fanno più notizia e diventando fenomeni sempre più prevedibili. Lo scenario politico nostrano è quasi sempre stato contraddistinto da continui e frequenti cambi di casacche, molti dei quali piuttosto inusuali. Sulle orme di Matteo Renzi, del duo Bersani-D’Alema e di Carlo Calenda, che hanno lasciato il Partito Democratico per fondare nuovi schieramenti (Italia Viva, Articolo Uno e Azione), anche Gianluigi Paragone si appresta a ripartire da un nuovo progetto politico, dopo che l’esperienza poco meno che biennale con il Movimento 5 Stelle non ha dato i frutti sperati.
Eletto al Senato nel listino proporzionale alle Elezioni politiche del 4 marzo 2018 con il M5S, infatti, Paragone ha spesso e volentieri intrapreso scelte in netta contrapposizione con quelle del suo partito, astenendosi dal voto di fiducia al Governo Conte II il 10 settembre 2019 e – tenendo fede ai suoi ideali fortemente anti europeisti – votando contro la Legge di Bilancio 2020 il 18 dicembre scorso. In tale occasione ha accusato il Movimento 5 Stelle di aver contribuito in maniera determinante ad approvare una legge troppo conforme agli interessi dell’Unione Europea. Quest’ultimo episodio ha generato forti polemiche interne, sfociando nell’espulsione dal Movimento. La sua uscita di scena, però, non coincide con l’addio a Palazzo Madama: Paragone, infatti, resta al Senato nel Gruppo Misto, cercando inizialmente di farsi riammettere al Movimento 5 Stelle da Luigi Di Maio, per poi prendere la decisione di fondare un nuovo partito politico che «all’articolo 1 dello statuto, ha come primo obiettivo l’uscita dell’Italia dall’Unione europea e dall’euro», come dichiarato dallo stesso nel corso del programma Fuori dal coro di Mario Giordano su LA7.
Il nome del partito potrebbe essere Italexit (con chiara ispirazione alla Brexit). Paragone ha reso noto che il suo progetto politico è ancora in fase di costruzione, pertanto non si conoscono né nome né simbolo del partito che proverà a contrastare le numerose forze politiche già esistenti. Il nuovo leader ha dichiarato poi ad Adnkronos «Prima che l’euro causi il crollo definitivo della vita di tutti gli italiani, è assolutamente necessario intraprendere un percorso di uscita dall’Unione Europea e, allo stesso tempo, dall’eurozona. Non credo né all’irreversibilità dell’euro né alle proposte ‘salvifiche’ di Mario Draghi: l’Europa non può essere corretta in alcun modo».
“Sto per fondare un nuovo movimento politico che, all’articolo 1 dello statuto, ha come primo obiettivo l’uscita dell’Italia dall’Unione europea e dall’Euro” https://t.co/HrcVsbcOEB
— Fanpage.it (@fanpage) June 16, 2020
A lungo, il tema europeo è stato cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini. Rispetto ai mesi e agli anni scorsi, però, la guerra della Lega con Bruxelles è molto meno dura: Salvini continua a storcere il naso di fronte all’operato dell’Unione Europea, ma la sua intenzione è quella di provare a cambiare le politiche e le leggi dell’UE da attore protagonista che collabora con i paesi membri per un’Europa migliore. Una posizione più morbida, insomma, più o meno alla pari di quella del Movimento 5 Stelle, che secondo numerose indiscrezioni potrebbe votare a favore del MES (il Meccanismo Europeo di Stabilità) a luglio.
In un contesto del genere, Paragone ha dunque preferito non allearsi con il Carroccio, optando per la fondazione di un nuovo partito. La forte distanza dalle idee di Matteo Salvini in merito alla possibile ricostruzione dell’Europa dall’interno è stata tal proposito fondamentale. Il senatore del Gruppo Misto, infatti, ha intenzione di tagliare definitivamente i ponti con l’Unione Europea. Gli altri attivisti dei meetup di Beppe Grillo che nel frattempo hanno lasciato il Movimento 5 Stelle, e che sono in Parlamento senza far parte di un partito politico, potrebbero sostenere il nuovo partito di Paragone. L’obiettivo del giornalista varesino è chiaramente la candidatura alle prossime elezioni politiche grazie anche a questi ultimi “senza bandiera”.
In questo senso, sarà presumibilmente decisivo il prossimo autunno, con il Referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari (da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 seggi al Senato), inizialmente previsto il 29 marzo scorso e rinviato in seguito alla pandemia di Coronavirus. Fondamentali anche le elezioni regionali di settembre in Toscana, Liguria, Campania, Puglia, Marche e Veneto, che rappresentano senza dubbio appuntamenti piuttosto significativi. Non sarà da meno il voto sul già citato MES, col Governo che potrebbe chiederlo insieme a Spagna e Portogallo.
Tra questioni interne e incomprensioni (Salvini e Berlusconi) e spaccature (Grillo-Di Battista) più o meno gravi, Paragone rema controcorrente e si prepara a scendere in campo in prima linea, con tutti i rischi che ne conseguono. Quella del noto giornalista, infatti, potrebbe essere la più classica delle armi a doppio taglio, com’è normale che sia quando ci si batte per temi tanto importanti e cari alle persone: un successo clamoroso o un fiasco epocale.
Lo slogan #Italexit, infatti, non sembra convincere nemmeno più Salvini e 5 Stelle: sarà Paragone a riportarlo in auge?
Dennis Izzo
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