A pochi giorni dalla morte del rivoluzionario Fidel Castro, “l’ultimo comunista” vivente per la prima volta conferma la propria presenza al “World Economic Forum” di Devos, da anni vertice internazionale incentrato sulla globalizzazione.
Il Presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping per la prima volta prenderà parte al World Economic Forum di Devos, il summit che avrà luogo nella città svizzera dal 17 al 20 gennaio e che ormai da decenni, coinvolgendo decine tra i maggiori finanziari e leader politici mondiali, si configura come la più alta roccaforte del capitalismo internazionale. Una decisione del tutto inaspettata in un momento di delicata precarietà per gli equilibri internazionali, con la recente elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America, il cui ingresso alla Casa Bianca sarà sancito proprio nel giorno di chiusura del Forum.
Recentemente, infatti, numerosi sono stati gli episodi di sgomento per l’amministrazione uscente di Obama, che fino ad oggi aveva operato nei confronti della Cina sulla base dell’eredità trasmessa dalla politica del disgelo, avviata dalla presidenza di Nixon negli anni ’70: dalla telefonata fra Trump e la presidentessa Tsai Ing-wen di Taiwan, regione che Pechino considera ancora come una provincia propria, alla decisione del Presidente americano di non firmare il trattato di liberalizzazione dell’area del Pacifico (TPP). Senza contare le numerose provocazioni mediatiche contenenti accuse di manipolazione dello yuan, di una tassazione ingiusta dei prodotti americani e di un’occupazione militare illegittima delle isole contese nel mar della Cina. Sono tanti, insomma, gli interrogativi e le incertezze che si aprono alle porte del 2017, minando alle fondamenta la già difficile distensione fra Washington e Pechino.
È in questo scenario che emerge più forte la figura di Xi Jinping, al potere dal 2012, già ritenuto il leader più carismatico e potente dai tempi di Mao Tse-Tung. Una personalità controversa che adesso, mettendo in discussione il sistema politico-economico che ha favorito l’ascesa della Cina in questi ultimi trent’anni, intende rilanciare il ruolo del suo Paese negli assetti internazionali. La notizia della presenza di un Presidente comunista all’interno dell’ultimo “salotto del capitalismo”, difatti, non si rivela una questione di poco conto, anzi, rappresenta una prova manifesta delle sue forti ambizioni.
Nel momento stesso in cui la nuova presidenza di Trump cerca di rallentare i commerci americani, quindi, indietreggiando dalla scena politica mondiale e optando per il protezionismo, Xi Jinping effettua un primo tentativo concreto per sostituirsi a lui come garante dell’economia globalizzata. E così, se precedentemente a Devos, in rappresentanza della seconda economia mondiale, erano intervenuti solo i capi dell’esecutivo cinese, come il premier Li Keqiang o il suo predecessore Wen Jiabao, l’arrivo di Jinping nel cuore dell’Europa è la definitiva dimostrazione della lungimiranza del suo disegno politico, al punto da farlo arrivare in prima linea pur di giocarsi personalmente la partita della leadership internazionale.
Diana Avendaño Grassini
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