Il decreto sicurezza, su cui il Governo ha posto la fiducia, è stato approvato il 28 novembre dalla Camera e ha suscitato molte polemiche da parte di opposizione, Onlus, e di alcuni membri della maggioranza.
Uno dei punti principali del decreto sicurezza è la cancellazione dei permessi di soggiorno umanitari. Verrà concesso, infatti, solo per alcuni “casi speciali”: vittime di violenza domestica o grave sfruttamento lavorativo, per chi si trova in uno stato di salute gravemente compromesso e quindi ha bisogno di cure mediche, o per chi proviene da un Paese che si trova in una situazione di “contingente ed eccezionale calamità”. La protezione per motivi umanitari, che verrà quindi eliminata, era prevista precedentemente dal “Testo unico sull’immigrazione”, e permetteva la concessione di un permesso di soggiorno per motivi di carattere umanitario e agli stranieri che non potevano essere espulsi per il pericolo di persecuzioni nel loro Paese di origine. Il decreto prevede lo stanziamento di più fondi per i rimpatri. Verranno infatti destinati 500 mila euro nel 2018, un milione e mezzo di euro nel 2019 e un milione e mezzo di euro nel 2020. Vi sarà inoltre un estensione del trattenimento nei Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio), che prevede come i trattenuti in attesa di essere rimpatriati potranno essere fermati fino ad un massimo di 180 giorni, mentre in precedenza era previsto un massimo di 90 giorni. Il decreto modifica anche i requisiti per la revoca o diniego della protezione internazionale, estendendo difatti la lista dei reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o della protezione sussidiaria. È infatti prevista la revoca nel caso in cui il rifugiato sia condannato per i seguenti reati: minaccia o violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e gravissime, pratiche di mutilazione dei genitali femminili, furto aggravato, furto in abitazione e furto con strappo. Inoltre, il rifugiato perderà la protezione internazionale nel caso dovesse tornare, anche per un tempo breve, nel suo Paese di origine. È prevista inoltre una restrizione per il Sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati (SPRAR), un sistema che fornisce ai richiedenti asilo corsi di lingue ed altri servizi funzionali all’integrazione. Il sistema di accoglienza sarà limitato solo a chi è titolare di protezione internazionale e ai minori stranieri non accompagnati.
Il decreto riguarda anche il tema della sicurezza e prevede un aumento dei poteri dei sindaci, prefetti e questori in materia di decoro urbano e tutela dell’ordine pubblico. Essi avranno infatti la possibilità di multare e allontanare da alcune zone della città persone che mettono a rischio la salute dei cittadini o del decoro urbano, includendo tra questi anche i “sospettati di terrorismo internazionale”. Inoltre, è previsto il “reato di blocco stradale”; la riorganizzazione dell’agenzia per la gestione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata (aprendo anche ai privati l’acquisto degli immobili); l’obbligo da parte dei noleggiatori di veicoli commerciali di fornire i propri dati alle autorità di polizia con “congruo anticipo” e, infine, il via libera alla sperimentazione delle pistole con scariche elettriche, i famosi Taser, da parte delle forze di polizia municipale, nelle città con almeno 100 mila abitanti.
A seguito dell’approvazione del decreto alla Camera, non sono mancati gli oppositori e chi ha criticato il provvedimento. Anche nella maggioranza c’è stato chi ha preso le distanze dal provvedimento, con 8 parlamentari assenti “ingiustificati” al momento del voto, e in particolare il Presidente della Camera, Roberto Fico, il quale ai giornali ha spiegato che la sua assenza è stata una chiara presa di distanza dal decreto. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola (PD), ha criticato durante la presentazione di un report sulle case popolari la decisione di tagliare i finanziamenti allo SPRAR, come riporta il Corriere della Sera, affermando che con questo provvedimento «concentreranno i migranti in grandi centri: siccome non li possono tenere prigionieri, usciranno nelle strade della nostra città senza assistenza sociale e senza assistenza sanitaria». Il primo cittadino ha proseguito dicendo che gli elementi del provvedimento «Sono balle becere che parlano alla pancia, e chi parla in modo istintivo di popolo, forse non ha grande rispetto del popolo stesso». Anche il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), come riporta l’Internazionale, ha criticato in una nota il provvedimento, in particolare sulla violazione dei diritti: «A seguito dell’eliminazione della protezione umanitaria, restano escluse tutte quelle ipotesi in cui, in caso di rimpatrio, il richiedente rischi trattamenti disumani e degradanti o semplicemente gli sia impedito l’esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana e dei diritti garantiti a livello internazionale. Un eventuale assenza di tutela per questi casi comporterebbe ipotesi di incostituzionalità, nonché di violazione dei trattati internazionali». Negli ultimi giorni si parla, infatti, di una possibile incostituzionalità del decreto e, come riporta TPI, sono 3 i possibili elementi che potrebbero spingere il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a non firmarlo. La Presidenza della Repubblica aveva già manifestato la sua perplessità sulla “necessità e urgenza” previsti dal decreto, fondamentali per la sua attuazione. Ulteriore questione è la revoca del diritto di asilo in caso di condanna di primo grado per i reati previsti dal decreto: secondo la Costituzione, in Italia è prevista la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. In ultimo, nel decreto è prevista la revoca della cittadinanza italiana da parte degli stranieri condannati in via definitiva per terrorismo, in netto contrasto con i principi della Corte Costituzionale, secondo cui la cittadinanza è considerata un diritto inviolabile.
Intanto, ci sono già i primi effetti del decreto sicurezza: secondo il Corriere della Calabria, nella giornata di ieri la Prefettura di Crotone, con l’intenzione di attuare il decreto, ha allontanato 26 migranti dal CARA di Isola Capo Rizzuto, in Calabria. I migranti, pur possedendo il permesso di soggiorno e, quindi, il diritto di restare in Italia, sono stati cacciati dal centro e lasciati in strada. Tra di loro ci sarebbe una donna di 19 anni, incinta e con una bimba di 5 mesi in braccio. Intanto, alcune associazioni solidali di Crotone sono intervenute per trovare loro una sistemazione temporanea.
Gianluca Merla
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