L’uomo, riconosciuto colpevole di terrorismo e di incitamento alla secessione, aveva sventolato una bandiera nera durante una manifestazione per chiedere la liberazione di Hong Kong. Lo slogan: “Liberate Hong Kong, revolution of our times”. Secondo i media locali l’uomo, durante la medesima manifestazione, si sarebbe poi scagliato con la propria motocicletta contro tre poliziotti.
Tong Ying-kit era stato già riconosciuto colpevole martedì, in applicazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale, imposta all’ex colonia britannica da giugno del 2020. Quest’ultima ha lo scopo di punire gli atti di sovversione, secessione, terrorismo e collusione con le forze straniere compiuti nel territorio di Hong Kong.
La legge, inoltre, segna una profonda rottura con la tradizione giuridica di Hong Kong: esclude la giuria popolare. Infatti si prevede che alcuni casi penali siano giudicati da un collegio di tre magistrati, senza nessuna giuria. Una scelta “insolita”, che stride con la prassi legale dell’ex colonia. Il Governo locale ha spiegato di temere a ragione per la sicurezza personale dei giurati e delle loro famiglie.
Secondo la Bbc, parte del processo – andato avanti per 15 giorni – ha ruotato attorno all’interpretazione della frase sulla bandiera. Secondo l’accusa, lo slogan rivendica letteralmente l’indipendenza dell’ex colonia britannica e incita alla “secessione”.
Mentre Tong è una delle poche persone perseguite anche per un atto esplicitamente violento, la grande maggioranza degli accusati ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale è agli arresti per aver espresso le proprie opinioni politiche, considerate illegali dalle autorità cinesi. Sono più di 60 le persone già accusate ai sensi della nuova legge, che sta emergendo come strumento principale per la repressione da parte di Pechino del movimento a favore della democrazia.
Teresa Maimone
Fonte foto: Wikipedia.org
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